Napoli, chiesti trent’anni per i due accusati dell’assassinio di Mina Verde

Nuovi sviluppi nel procedimento penale scaturito da uno degli episodi più agghiaccianti della faida di Scampia e Secondigliano. La giovane fu uccisa e il suo corpo fu dato alle fiamme. I Di Lauro credevano di poter ottenere da lei informazioni su un affiliato al clan rivale.

Napoli, Secondigliano. L'auto bruciata in cui fu rinvenuto il corpo carbonizzato di Gelsomina Verde (© Sud Foto)
Napoli, Secondigliano. L'auto bruciata in cui fu rinvenuto il corpo carbonizzato di Gelsomina Verde (© Sud Foto)

Omicidio di Gelsomina Verde (nella foto), chiesti 30 anni per i presunti assassini. Il massimo della pena per Luigi De Lucia e Pasquale Rinaldi. A venti anni dal delitto che ha sconvolto Napoli. Furono arrestati il 27 luglio del 2023. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, avrebbero materialmente contribuito all’assassinio, ma lo avrebbero fatto con premeditazione, per motivi futili e abietti e con crudeltà.
Il massimo della pena è stato chiesto al termine del rito abbreviato.

Il gruppo criminale dei Di Lauro riteneva – erroneamente – che Gelsomina sapesse dove si stava nascondendo Gennaro Notturno, detto ‘o sarracino. La ragazza, invece, non era a conoscenza di questa informazione, negò ma non fu creduta. I sicari però non potevano lasciarla andare e a questo punto decisero di ucciderla e di dare fuoco all’auto della vittima con all’interno il suo cadavere. Entrambi gli imputati sono accusati di aver preso parte alla fase esecutiva del brutale assassinio di Gelsomina Verde, uccisa e poi data alle fiamme la notte del 21 novembre 2004, all’alba della prima faida di Scampia e Secondigliano.

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