Napoli:, detenuti spacciavano in carcere con la complicità degli agenti

Un piazza di spaccio in piena regola, all'interno del carcere di Secondigliano, a Napoli, gestita da detenuti.

Il carcere di Secondigliano

MLANO – Un piazza di spaccio in piena regola, all’interno del carcere di Secondigliano, a Napoli, gestita da detenuti. Sono 26 gli indagati nell’operazione dei carabinieri di Napoli, in collaborazione con il Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria, ai quali è stata notificata l’ordinanza emessa dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Procura della Repubblica di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia.

I 26 soggetti destinatari dell’ordinanza sono ritenuti gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti e corruzione per commettere atti contrari ai doveri d’ufficio.

Sono 4 gli agenti della polizia penitenziaria coinvolti: per tre di loro sono stati disposti gli arresti domiciliari, per una quarta persona, oggi in pensione, ma in servizio nell’istituto di pena di Secondigliano all’epoca dei fatti, è stato disposto il carcere. Nei loro confronti l’accusa è di corruzione. Dietro compenso di una somma di denaro, gli agenti penitenziari consentivano l’ingresso di droga, soprattutto cocaina, marijuana e hashish, e telefoni cellulari per comunicare con l’esterno. Gli agenti, inoltre, favorivano lo spostamento dei detenuti all’interno della struttura e la sistemazione di appartenenti al medesimo sodalizio nelle stesse celle. Le indagini si sono estese a Napoli, Frosinone e Salerno, Campobasso, Cosenza, Fossombrone (PU), Spoleto (PE), Voghera (PV), Saluzzo (CN), Tolmezzo (UD).

“Ferma condanna” verso gli agenti corrotti è stata espressa dal reggente Capo del Dap, Roberto Tartaglia. “Di fronte a fatti del genere sui quali auspico che si arrivi presto ad accertare tutti i profili di responsabilità dei soggetti coinvolti, il Dap, d’accordo con la ministra della Gustizia Marta Cartabia, esprime ferma condanna verso chi non rispetta i valori e la dignità dell’uniforme che indossa e dell’istituzione che rappresenta”.

di Laura Pirone

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