NAPOLI – Preti contro clan. Spesso sono il primo baluardo. Si frappongono fra le organizzazioni criminali e la popolazione, prima ancora delle istituzioni e delle forze dell’ordine. Per un semplice motivo: più facile parlare con un prete, che fare una denuncia. Accade spesso.
Anche nel quartiere Pianura. Qui un parroco scende in campo contro le cosche. Don Antonio Coluccia ha fatto chiudere una piazza di spaccio armato di megafono, al grido “non cadete nelle mani dei clan. La droga non ha mai fatto felice nessuno”. L’azione di forza supportata dalla polizia. “Andate via di qui”, ha urlato agli spacciatori. Sul momento lo hanno ascoltato. “Ragazzi siete così giovani, non cadete nella trappola della criminalità. Meglio essere poveri, che appartenere alla camorra”. E ancora: “Non abbiate paura. Se volete un quartiere sicuro, parlate. Non si può accettare tutto questo. Facilmente queste persone possiedono armi. Convertitevi. Le vostre famiglie sono in apprensione. Molte mamme temono per i loro figli. Perché tutto questo? La criminalità è l’opposto della cristianità. E’ il male e affama e deteriora questi territori”.
L’irruzione del prete nella principale piazza di spaccio al rione Cannavino è da brivido: appena entra nel cortile interno, comincia a urlare nel megafono. Si vedono i pusher correre gambe levate e nascondersi nei porticati sul lato opposto (nelle foto grandi). All’inizio lo guardano straniti. Vorrebbero fare, o dire qualcosa. A causa della sua battaglia contro la camorra, don Antonio è sotto scorta. Il motivo è semplice. Va dove non arrivano le forze dell’ordine. Noto in tutta Italia per la sua intensa attività contro le mafie e lo spaccio di droga, ieri il prete di origine salentina, che opera anche nella periferia romana, ha imbracciato il megafono e ha portato la sua testimonianza nel cuore del quartiere Pianura. Una prova di forza nella periferia ovest, nella forma di un vero e proprio blitz. Il sacerdote è arrivato con la scorta nella principale piazza di spaccio del quartiere, accompagnato dalla polizia, e ha lanciato il suo ‘anatema’ contro i pusher e chiesto ai giovani della zona di non cedere alle grinfie della camorra. “Spacciatori convertitevi”, ha urlato nel megafono. I pusher, alla vista degli agenti di scorta, si sono dileguati. Ma è probabile che non l’abbiano presa bene: è la prima volta, che devono scappare davanti a un prete. Con uno stop immediato al business della droga, che con ogni probabilità è rimasto fermo l’intera giornata. Non è uno tra i tanti: gli spacciatori se ne sono accorti. Quest’anno ha ricevuto il premio Ipogeo. Ha fondato l’Opera don Giustino. Aperto una palestra sociale di pugilato a San Basilio a Roma per dare a tanti giovani la possibilità di una vita nuova. La palestra è totalmente gratuita per i ragazzi che ne fanno richiesta. Insomma uno che sposta le cose. I clan di Pianura ne hanno fatto le spese. Qui ci sono cosche agguerrite, come i Carillo-Perfetto e gli Esposito-Marsicano, ora insidiati dagli emergenti di via Santagata. Un parroco che si insinua in una faida tra paranze, per gestire il narcotraffico. Cosa fa? Blocca di forza una piazza di spaccio.
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