Napoli, droga e cellulari in carcere: colpiti 7 clan NOMI E FOTO

NAPOLI – Traffico di stupefacenti e cellulari in carcere: 21 arresti. Coinvolto il gotha della camorra. Colpite sette organizzazioni criminali operanti tra Napoli e provincia, una maxi inchiesta che ha permesso di mettere fine a un affare che ha interessato ben diciannove penitenziari. Ordinanza di custodia cautelare in carcere per Matteo Balzano, capo dell’omonimo clan dell’area di Miano; Giovanni Baratto, del clan Moccia, Gennaro Pasquale Barone; Nicolas Brunetti, della Maddalena; Roberta Cascone; Antonio Castiello; di Montoro Superiore (provincia di Avellino); Salvatore Celentano, di Forcella; Giorgio Ciriello, di Sant’Anastasia; Ciro Contini, 35 anni, alias o’ nirone, nipote del boss Eduardo Contini; Vincenzo Costagliola, della ‘paranza dei bambini’ di Forcella; Cristian Esposito, figlio del boss di Bagnoli, Massimiliano Esposito; Nico Grimaldi, della Vanella Grassi di Scampia; Alessandro Iuliano, Lucio Musella, del clan Esposito di Bagnoli; Maria Matilde Nappi, moglie del boss Massimiliano Esposito di Bagnoli e madre di Cristian Esposito; Rita Pitirollo, madre di Nico Grimaldi; Vincenzo Scognamiglio, Antonio Gianpaolo Talletti, fotografo di Afragola; Santo Tessitore; Giovanna Viciglione e Maria Vitale. L’ordinanza emessa dal gip del Tribunale di Napoli (la firma è del giudice Luca Della Ragione) su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, è stata eseguita ieri mattina dal personale del Nucleo Investigativo Centrale della polizia penitenziaria, del Servizio Centrale Operativo della polizia di Stato, delle Squadre Mobili di Frosinone e Napoli, nonché della Sisco di Napoli. Gli indagati sono gravemente indiziati di associazione di tipo mafioso, traffico di stupefacenti, detenzione di armi comuni da sparo e accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti. Misura cautelare in carcere rigettata per Luigi Albergatore, vicino al clan Gionta di Torre Annunziata; Carmela Angieri; Vincenza De Rosa; Giuseppe Francavilla; Manuel Giuliano; Vincenzo Grimaldi; Armando Lupoli; Ciro Antonio Maione; Oreste Manzi; Angelo Marino dell’omonimo clan delle Case Celesti; Andrea Nocera; Pasquale Paolo; Antonio Peschechera; Eduardo Franco Romano, suocero di Matteo Balzano e Nicola Sautto, boss dell’omonimo clan di Caivano; Domenico Scotto. Restano indagati a piede libero.
L’attività investigativa è stata avviata ad aprile 2021 a seguito del rinvenimento di alcuni cellulari presso il carcere di Secondigliano, indagine per cui è stato delegato il Nucleo Investigativo Centrale della polizia penitenziaria.
Le indagini sono poi entrate in convergenza con un’attività parallelamente svolta dalla Squadra Mobile di Frosinone, anch’essa poi delegata dalla Dda di Napoli, inizialmente originata da una sparatoria occorsa il 19 settembre 2021 all’interno del carcere di Frosinone. Sparatoria che vide protagonista Alessio Peluso, elemento di spicco della mala di Miano. Da qui sono state avviate attività finalizzate all’identificazione del soggetto responsabile di aver introdotto all’interno del carcere un’arma da fuoco per mezzo di un drone. La prosecuzione delle indagini ha consentito di portare alla luce una struttura criminale in grado di garantire l’approvvigionamento di apparecchi telefonici, sia smartphone che piccoli cellulari, nonché di rilevanti quantità di stupefacente in molteplici strutture penitenziarie, anche ospitanti detenuti classificati di massima sicurezza, dislocate in tutta Italia. Le investigazioni effettuate hanno documentato come l’indagato Vincenzo Scognamiglio e suoi collaboratori venissero assoldati da organizzazioni di tipo camorristico (sono stati individuati, tra gli altri, soggetti legati agli Esposito-Nappi di Bagnoli che, peraltro, risultano i primi ad avere beneficiato di questo stratagemma), che garantivano ai loro detenuti il costante rifornimento di apparecchi di comunicazione e di narcotici, assicurandosi in tal modo il monopolio della distribuzione nelle strutture carcerarie coinvolte: Frosinone, Secondigliano, Cosenza, Siracusa, Lanciano, Augusta, Catania, Terni, Rovigo, Caltanissetta, Roma-Rebibbia, Avellino, Trapani, Benevento, Melfi, Asti, Saluzzo, Viterbo e Sulmona.
Musella, Brunetti, Baratto e Celentano sono ritenuti capi e promotori. Scognamiglio è indicato come organizzatore. Attraverso continui contatti telefonici, mantenevano i rapporti con i loro referenti all’interno delle diverse strutture penitenziarie, e acquisivano gli ordini destinati alla consegna dei beni vietati, in un caso anche un’arma comune da sparo, prevalentemente telefoni, anche Android, cavi usb, caricabatterie, orologi, profumi, la cui consegna sarebbe stata materialmente gestita dallo Scognamiglio, organizzatore dei viaggi e manovratore del drone. Contini, Esposito, Nico Grimaldi, Tessitore, Balzano, Costagliola sono ritenuti partecipi e referenti dell’organizzazione all’interno delle carceri nelle quali, di volta in volta, erano ristretti, con i cui capi, o direttamente con Scognamiglio erano in contatto telefonico per intermediare la consegna nelle strutture penitenziare di beni di genere vietato di cui curavano il commercio. Barone, Ciriello, Viciglione, luliano e Talletti avrebbero agito con mansioni di supporto a Scognamiglio, di cui sono di volta in volta accompagnatori nei viaggi alla volta dei diversi istituti di pena, e collaboratori materiali nell’attività di conduzione del drone e predisposizione dei “borselli”, utilizzati per ciascuna consegna. Cascone, Vitale, Pitirollo, Nappi avrebbero partecipato con mansioni di raccordo sul territorio, rispetto ai detenuti beneficiari dei beni di cui è vietato il possesso, appartenenti alle diverse organizzazioni criminali tutte aderenti alla cosiddetta Alleanza di Secondigliano: con i loro referenti liberi, si attivavano per il procacciamento dei beni suddetti e l’acquisizione del relativo prezzo.

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