NAPOLI – I Mazzarella si affidano alla terza generazione. E’ quello che ritengono stia accadendo alla storica cosca. “Sembra un grande orso che dorme” afferma un investigatore riferendosi al clan che ha la sua roccaforte nel rione Luzzatti. E’ come se attendesse le mosse del suo storico nemico, l’Alleanza di Secondigliano. Due tattiche. Una è attendista, mentre l’altra punta a uno svecchiamento e a una nuova generazione di boss che possano prendere in mano le redini della cosca.
E’ così che l’organizzazione radicata tra Poggioreale, San Giovanni, Mercato e Forcella, sta cercando di contrastare lo strapotere dell’Alleanza di Secondigliano, formata dai Licciardi della Masseria Cardone, dai Contini del Vasto e dell’Arenaccia e dai Mallardo di Giugliano, ma federata con una miriade di altri gruppi criminali, a partire dai potentissimi Rinaldi, passando per i Minichini, De Luca Bossa, Cuccaro, Aprea, fino alla Paranza dei Bambini che aveva a capo i Sibillo e i Nuovi Giuliano. Oltre a una miriade di piccoli gruppi satellite. Se si pensa a cambiare i colonnelli, non cambia la struttura della cosca che è sempre divisa in tre gruppi. Il boss dei boss viene indicato sempre in Franco Mazzarella ‘o parente, malgrado sia detenuto. Due emisferi criminali dunque, che si muovono come in una sorta di Risiko di camorra sulla città e sulla provincia. Le forze dell’ordine sono impegnate non più a confrontarsi con singole realtà criminali ma, piuttosto, con vere e proprie ‘federazioni’ malavitose che comprendono diverse cosche.
Un dato, su tutti, ha attirato l’attenzione degli investigatori ossia che i boss, ormai, hanno la tendenza a fare ‘cartello’, a unirsi non solo per conquistare sempre più territorio ma anche per contrastare l’avanzata dei sodalizi rivali. Le attività di carabinieri e polizia, confermate dalle dichiarazioni di un esercito di collaboratori di giustizia, hanno evidenziato, infatti, come, ormai, la camorra sia divisa in ‘blocchi’. Almeno due secondo le stime delle forze dell’ordine. Il primo appunto riconducibile ai Mazzarella, tra i cui capi figurano Salvatore ‘Totoriello’ Barile e Michele Mazzarella. La cosca del rione Luzzatti, data per finita fino a qualche tempo fa, non solo è risorta dalle sue ceneri ma ha creato una rete di alleanze che, in breve tempo, le ha permesso di prendere il controllo di buona parte del centro cittadino.
I Mazzarella, grazie alle intese con gruppi minori, come i Buonerba, i Perez-Iodice e i Ferraiuolo ha già conquistato parte di Forcella, la zona dei Decumani e la Maddalena. Il clan, grazie alla rinnovata intesa con i Caldarelli, ha messo piede anche nelle ‘Case Nuove’ mentre l’inedita alleanza con i Sequino ha permesso alla cosca di allargare i suoi interessi anche nella Sanità. Non meno importanti sono i collegamenti con alcune formazioni criminali dell’hinterland come la ‘costola’ che controlla il rione Pontecitra di Marigliano e il gruppo attivo a Somma Vesuviana. Entrambi i sodalizi sono considerati parte integrante dell’organizzazione del rione Luzzatti. A San Giovanni a Teduccio resta l’alleanza con i D’Amico nonostante alcune frizioni legate al pentimento del ras Umberto D’Amico.
Un’intesa che ha spinto i ‘mazzarelliani’ sino nei comuni vesuviani di San Giorgio a Cremano e Portici. Dall’altra parte l’Alleanza che, in questi ultimi anni ha subito durissimi colpi. Il più eclatante quello che ha portato dietro le sbarre oltre 100 affiliati al sodalizio. E poi ci sono i gruppi che sono distaccati da questi blocchi. Come gli Amato-Pagano di Melito e Scampia che, invece, sarebbero riusciti a far risorgere la ‘scissione’, il cartello malavitoso che raggruppava tutti i sodalizi che si erano ribellati ai Di Lauro e che, poi, era andato in frantumi con lo scoppio della cosiddetta ‘terza faida’. Non a caso, il clan di Melito avrebbe rimesso piede a Scampia, prendendo il controllo di diverse piazze.