Napoli, emergenza babygang: ragazzino operato alla testa dopo il pestaggio

Non avrebbero potuto dargli un benvenuto peggiore. A lui e alla sua famiglia, arrivata a Napoli da qualche settimana dopo aver lasciato il Paraguay in cerca di lavoro. La madre ha trovato impiego come colf presso diverse abitazioni, tra il centro e la zona collinare. Lui, ancora ragazzino, frequenta un istituto nella zona della stazione centrale. Nonostante le difficoltà economiche, la famiglia vuole che studi.

Da qualche giorno, però, non può farlo. Non può recarsi a scuola. Tutta colpa di una baby gang che lo ha aggredito mentre faceva rientro a casa dopo una mattinata di lezioni. Oggi il ragazzino è ancora in ospedale, al San Giovanni Bosco, dove nelle scorse ore è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico di rimozione di un ematoma interno che gli comprimeva il cranio, provocandogli continui e lancinanti mal di testa.

E’ sempre emergenza criminalità a Napoli. La città non riesce a tirarsi fuori dalla spirale di violenza in cui è finita. La vittima di questa ennesima storia di botte e sangue è un ragazzino sudamericano. E’ a Napoli da poche settimane perché la famiglia ha scelto l’Italia per motivi di lavoro. E’ pomeriggio quando il minore si trova nei pressi della stazione centrale, in piazza Garibaldi, quando d’un tratto dal nulla sbucano alcune ombre sospette.

E’ l’ennesimo ‘branco’, una delle tante baby gang che seminano panico e terrore tra le strade del capoluogo. Il ragazzino viene accerchiato. I baby criminali iniziano a spintonarlo. Lo deridono. Poi scatta l’aggressione. Mentre lo gonfiano di botte, lo derubano del cellulare e dei soldi. Lo prendono a calci e a pugni, facendolo rovinare al suolo. L’impatto con l’asfalto è così violento che la vittima perde un dente.

E’ qui che ha inizio il suo calvario e quello della sua famiglia. Il malcapitato inizia ad accusare frequenti mal di testa. La madre, che non padroneggia ancore bene l’italiano, si reca disperata all’ospedale San Giovanni Bosco della Doganella, dove nelle scorse ore il figlio è stato sottoposto a un’operazione. La madre è disperata. Soffre di diabete, non guadagna ancora abbastanza e ha altri tre figli piccoli.

Con i soldi che riesce a mettere insieme non è ancora in grado di sostenere le spese per l’insulina. E qui entra in gioco l’altra faccia della città, quella fatta di gente per bene, di persone a modo, di uomini e donne dal cuore grande. L’incubo di Maria e del figlio ha fatto il giro della città grazie al passaparola e ai social. E sono in tanti, oggi, a essersi offerti per sostenere economicamente Maria e il figlio.

Le ‘riserve’ dal Paraguay sono ormai andate esaurite. Inoltre, più di un dentista si è offerto per assistere il ragazzino aggredito dal ‘branco’. Del raid se ne stanno occupando le forze dell’ordine. Dalle prime indagini, svolte con la visione dei filmati delle telecamere della zona, sembra che ad agire sia stato un gruppo di 14enni.

L’allarme lanciato da molti per le fiction violente: il caso “Gomorra – La Serie”

E’ da tempo che i vertici delle forze dell’ordine e della magistratura, gli operatori del diritto, le associazioni, i familiari delle vittime delle aggressioni e i semplici cittadini lanciano l’allarme per l’incredibile aumento di casi di criminalità giovanile che si sono verificati negli ultimi anni. A finire al centro delle polemiche sono soprattutto le fiction televisive come “Gomorra – La Serie”, ideata e sceneggiata dallo scrittore Roberto Saviano e tratta dal romanzo pubblicato dalla Arnoldo Mondadori Editore della famiglia Berlusconi.

Il grido di dolore dei familiari di Giovanbattista Cutolo

Daniela Di Maggio, la madre di Giovanbattista Cutolo, il ragazzino recentemente ucciso da un babykiller a Napoli, il padre Franco Cutolo e la sorella durante i funerali, hanno additato a più riprese la fiction “Gomorra” come pessimo esempio per i giovani, come prodotto televisivo che, celebrando la violenza dei camorristi, li propone ai più giovani come modelli da imitare (leggi l’articolo precedente)

La preoccupazione di magistrati, vertici delle forze dell’ordine e società civile

Ma negli ultimi tempi moltissimi hanno lanciato l’allarme per la pericolosità di certe rappresentazioni televisive. Dalle vere e proprie icone della lotta alla cultura camorristica come Padre Maurizio Patriciello agli esponenti del mondo delle istituzioni, come l’ex comandante dei carabinieri di Caserta Carmelo Burgio e il capo della polizia Vittorio Pisani, in tanti hanno espresso una certa perplessità circa il contributo di Roberto Saviano contro la violenza e la mentalità mafiosa che purtroppo attrae molti giovani (leggi l’articolo precedente)

Il “brand” Gomorra e i gadget con le frasi dei boss

Senza contare che dal romanzo e dalla fiction di Saviano è nato un florido mercato di gadget, dalle cover per telefonino alle magliette, e di “ospitate” televisive e in discoteca, alimentato dal successo dei personaggi di “Gomorra – La Serie” presso i giovani. Il merchandising della camorra si basa proprio sullo sfruttamento del fascino delle frasi utilizzate dai boss della serie televisiva, stampate su capi di abbigliamento e accessori (leggi l’articolo precedente).

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