NAPOLI – Al parco Conocal (dove c’è stata la stesa venerdì) un solo uomo degli Aprea tiene testa a una quindicina di giovani rampanti dei Fraulella-D’Amico. Basterebbe questo. Invece è anche detenuto. Ma i suoi familiari stanno facendo la voce grossa e scavano trincee. In loro difesa potrebbero intervenire presto gli Aprea di Barra, che sono forti (clan storico e ben radicato). Uno scenario che spaventa gli investigatori: perché l’escalation a quel punto diventerebbe imprevedibile e gli emergenti sarebbero accerchiati nelle palazzine.
Per ora sono scaramucce: si stanno ristabilendo pesi e misure dopo gli arresti di due big dei Casella pochi giorni fa. E a trarne beneficio sono proprio gli emergenti del parco Conocal. Intanto si sono aperte microfaide. Tanto che gli inquirenti hanno perso a tratti il polso della situazione. Si parla ancora di guerra tra due grossi cartelli come i De Micco-De Martino “XX” e la cupola criminale dei De Luca Bossa-Minichini-Casella.
Ma investigatori esperti giurano che sia già “acqua passata”. E “si sono aperti nuovi fronti più piccoli”. Segno della frammentazione della mappa dei clan. A Ponticelli i riflettori sono puntati sul gruppo di emergenti, in tutto una quindicina di ragazzi (molti imparentati con i Fraulella-D’Amico, altri che arrivano da fuori quartiere). Devono coabitare con un ‘big’ della mala, anche lui con parentele eccellenti negli Aprea di Barra. E non è facile. E’ talmente influente, che anche dal carcere fa pesare il suo curriculum criminale nelle palazzine. Lo sanno bene i parenti, che in più di una occasione hanno puntato i piedi. E questo dà molto fastidio alla paranza dei giovani emergenti. Ora tutti sono rintanati in casa.
In strada sono rimaste le batterie di fuoco. Incursioni armate e bombe. Venerdì sera gli abitanti in via al Chiaro di Luna hanno segnalato alla questura “persone armate attraversare il Parco Conocal”. Ma qui non è più tempo di avvertimenti, da giorni ormai i commando di sparano a vista. Già si contano morti e feriti. Il sospetto degli investigatori è uno solo: un agguato mancato. I killer cercavano qualcuno nel rione, ma non lo hanno trovato e hanno sparato in aria. Come dire: la prossima volta ti troviamo. Del resto non sono sorpresi gli inquirenti: a Ponticelli c’è la faida e i potenziali obiettivi sanno bene che mettono in pericolo la vita a stare troppo tempo in strada. Altro che virus. Rischiano le pallottole.
Ecco perché venerdì la persona nel mirino dei sicari potrebbe aver evitato i proiettili, senza troppe difficoltà. Già sapeva che prima, o poi, da lì sarebbero passati per cercarla. Ma procediamo con ordine. Nello stesso Conocal i De Luca Bossa (quando sono ufficialmente ‘entrati’ a Ponticelli poco tempo fa) hanno messo come referente un uomo imparentato con gli Aprea di Barra. L’ultima ‘stesa’ qui era avvenuta proprio per questa contrapposizione, riflettono gli investigatori. E anche l’assalto armato di venerdì potrebbe entrare in questo scenario.
Il quartiere è da settimane l’epicentro della guerra che contrappone l’alleanza tra i De Micco e i De Martino “XX” alla cupola criminale dei De Luca Bossa-Minichini-Casella. Una contesa senza esclusioni di colpi il cui bilancio ha già all’attivo un saldo di vittime, ordigni esplosi e diverse ‘stese’. La geografia dei clan passa attraverso i murales che imbrattano le mura della città. Venerdì mattina in via Eugenio Montale sono stati cancellati ‘graffiti’ che inneggiano al clan De Martino-De Micco e una scritta che – secondo gli investigatori delimita il feudo della cosca: “Famiglia XX tutta la vita”.
Le scritte erano sulle mura perimetrali del parco al rione Fiat e almeno per ora non è stato possibile contestarle a nessuno. Ma indaga la Procura. Intanto in queste strade è calato il coprifuoco e da 48 ore in giro non si vede nessuno. Solo le scritte sui muri a delimitare il campo di battaglia. Sigle con nomi puntati sono i codici di un linguaggio cifrato con cui gli affiliati ribadiscono la presenza del clan sul territorio o, al contrario lanciano la sfida a quello rivale. Anche così la criminalilà organizzata stende i suoi tentacoli sulla città. Una pratica non dissimile dall’erezione di altarini in memoria di quegli affiliati, alla base e al vertice della piramide criminale, morti in agguato. Contro questo costume il Comune ha ingaggiato una battaglia da circa un mese a questa parte. Venerdì è stata la volta della scritta comparsa in via Montale e dedicata al clan De Martino.