Napoli, il boss Giannelli si vendicò con i parcheggiatori abusivi

NAPOLI – Gli arresti effettuati martedì mattina dagli uomini della Squadra Mobile dal capo Alfredo Fabbrocini e dal vice dirigente Andrea Olivadese, dai poliziotti dei commissariati Bagnoli e San Paolo e dagli agenti del nucleo investigativo della la Polizia Penitenziaria sono giunti al termine di indagini iniziate nel marzo del 2022, quando gli investigatori decisero di monitorare Alessandro Giannelli, boss dell’omonimo clan di Cavalleggeri, anche dopo la cattura.

Durante i rilievi, le forze dell’ordine hanno scoperto che Giannelli facesse regolarmente uso, all’interno della cella del carcere di Voghera (in provincia di Pavia), di un cellulare per inoltrare telefonate, videochiamate e messaggi sulla chat di WhatsApp per impartire gli ordini agli affiliati alla cosca e spedire minacce ai nemici. Tra questi, nel giro pochi mesi, ovvero dal marzo al settembre del 2022, tra questi “Schwarz” indicò anche gli affiliati alla cosca degli Esposito, con i quali qualche settimana prima c’era un rapporto di collaborazione per gestire gli affari illeciti. L’asse si spezzò dopo che Massimiliano Esposito, detto lo “scognato”, diede mandato di pestare Marco Assalto (tra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere), ritenuto il gestore della piazza di spaccio aperta in piazza Cesare Fera a Cavalleggeri.

Giannelli lo ritenne un affronto così grave rispondere con il raid a colpi di arma da fuoco contro l’auto di uno degli Esposito in via Escrivà a Pianura e la stesa in via Niso. Si tratta di azioni comandate dal carcere. Dalla cella dell’istituto penitenziario di Voghera partì anche l’ordine di pestare i parcheggiatori abusivi che non appartenessero al clan. Posteggiatori estranei ai Giannelli vennero picchiati a Bagnoli nei raid portati a termine dal 24 settembre al 6 ottobre 2022 a Bagnoli. Furono messi nel mirino i ‘guardamacchine’ di via Cattolica, via Coroglio e viale Giochi del Mediterraneo.

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