Napoli, Mazziotti: “Centro direzionale corpo estraneo”

Il decano degli architetti parla di idea fallita: per lui il complesso sarebbe dovuto sorgere in provincia e non vicino al carcere

Il Centro direzionale di Napoli

NAPOLI (Gianmaria Roberti) – Del Centro direzionale “ne penso tutto il male che merita” dice Gerardo Mazziotti, classe 1924, decano degli architetti napoletani. Uno che, anche da giovane, non ha mai avuto peli sulla lingua. E che, in fatto di urbanistica, ha un’esperienza seconda a nessuno. Nato a Corigliano Calabro, si è laureato alla Federico II con una tesi su un velodromo coperto, con cui ha vinto il premio Coni. Da neo architetto, è entrato subito nel celebre studio di Carlo Cocchia, realizzando la riprogettazione del Padiglione del Nord America alla Mostra d’Oltremare, e facendo da assistente alla progettazione dello stadio San Paolo. Negli anni cinquanta ha collaborato alla progettazione del rione La Loggetta, della residenza Giordani (oggi ostello della gioventù) e di case a schiera per l’Ina-Casa a Pozzuoli. Negli anni settanta, invece, è divenuto direttore dei servizi tecnici dell’Iacp della provincia di Napoli. In tale veste, ha progettato alcuni palazzi nel nascente quartiere Scampia. Nel 1968, a Benevento, ha costruito il complesso della Banca d’Italia con Massimo Nunziata e Michele Pagano. Tra il 1970 e il 1980, inoltre, ha disegnato un complesso scolastico a Marianella. E ora, non esita a bocciare il Centro direzionale.
“È un corpo estraneo, e poi – afferma – è fatto con edifici che assolutamente non sono in linea con gli edifici storici di Napoli. Quindi è un tentativo di modernità che è fallito. Lo sanno tutti che il Centro direzionale non funziona più”. Quella di Mazziotti è una condanna senza appelli, per il complesso edilizio progettato dal giapponese Kenzō Tange. “Mi auguro – aggiunge – che il Centro direzionale abbia una sua vitalità, che oggi non ha, inserendo non so che cosa. Ma comunque, oggi come oggi è considerato un fallimento, la sera non ci va nessuno, non è animato”.
Mazziotti fonda il giudizio, a suo dire, sull’evidenza dei fatti. Perché il Centro direzionale “è un fallimento secondo tutti, non secondo me” Poi, forse, non vuole infierire troppo. E allora si astiene sull’ipotesi di investimenti, per rilanciare l’area, preda di degrado e abbandono.
“Francamente – spiega – non ne ho idea, non ci ho pensato, né mi interessa pensarci perché lascio ai giovani architetti di inventare qualcosa”. In ogni caso, del Centro direzionale, non butterebbe via tutto. Qualcosa da salvare c’è. “L’unico aspetto positivo – sostiene – è che sono stati anche previsti i parcheggi sotto e la pedonalizzazione in superficie”.
A fronte di questo, però, trova tanti lati negativi. “È un Centro direzionale sovradimensionato rispetto alle necessità della città – sentenzia -. E poi non doveva essere fatto lì, vicino al carcere di Poggioreale. Questo è l’unico grande errore urbanistico commesso”. Insomma, “la cosa grave è proprio che è sbagliata la localizzazione, bisognava farlo fuori dalla cinta urbana, nella città metropolitana, che è stata poi istituita. Perché non serve solo a Napoli, ma a tutta la provincia”. E la stroncatura si estende al piano estetico. “Tranne qualche episodio – proclama Mazziotti -, il resto è di una banalità o di una convenzionalità sconcertante. Cioè, non c’è qualcosa di veramente nuovo”. Parola di chi ne ha viste tante.

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