NAPOLI – Sono riconoscibili, famosi, noti. Quasi non c’è bisogno delle presentazioni, bastano look e atteggiamento. Sanno quanto possa incutere timore l’organizzazione alle loro spalle, sanno quanta paura possano provocare nelle vittime. Ed è proprio su questo punto che fanno leva. Gli uomini del clan De Micco sono in forte espansione verso l’area vesuviana, nello specifico verso San Sebastiano, primo approdo geografico naturale verso il vulcano subito dopo il Lotto O, verso Est. La distanza è quasi impercettibile, quartiere e provincia si toccano, si fondono e diventa rapida l’avanzata dell’organizzazione criminale. I seguaci di Bodo, soprannome del boss Marco De Micco, avrebbero sperimentato una nuova tecnica: invece di chiedere il pizzo, si rifiutano di pagare il conto quando fanno compere in un’attività commerciale. In questo modo il polverone alzato è di dimensioni inferiori rispetto al rumore che potrebbe fare la richiesta di una tangente, anche se il valore dei danni è lo stesso. Ponticelli ormai è nelle loro mani. Il pizzo viene imposto anche ai ‘magliari’, storicamente fuori dalle logiche criminali dei clan, almeno così raccontano gli annali delle organizzazioni malavitose napoletane. Sul versante opposto ci sono i De Luca Bossa–Minichini–Casella, usciti sconfitti dalla estenuante faida a colpi di bombe e agguati.
Uno scontro che ha visto il cartello a tre teste avere la peggio, con l’ultimo, drammatico episodio dell’uccisione di Carmine D’Onofrio, figlio (illegittimo) di Giuseppe De Luca Bossa ma non per questo ritenuto inserito negli affari illeciti della cosca. Un’offesa che, però, i fedelissimi di Antonio De Luca Bossa, capoclan al 41 bis e zio della vittima, difficilmente lasceranno impunita. Il sospetto di abitanti e investigatori è che dietro il silenzio apparente di queste settimane, dietro l’osservanza della posizione di inferiorità rispetto agli attuali padrini del territorio, possa celarsi una riorganizzazione del gruppo, magari con l’ingresso di nuovi membri provenienti comunque dalla galassia criminale della periferia orientale. D’altronde è il silenzio il fattore che più di tutti spaventa gli esperti dell’antimafia. Spesso la quiete è più pericolosa delle stagioni delle bombe e degli agguati. Oggi, comunque, nell’ex regno dei Sarno le cose funzionano secondo il volere dei De Micco, alleati dei De Martino, anche conosciuti come ‘XX’ dal soprannome del boss Antonio De Martino, oggi in cella come il padre Antonio, il capoclan tornato dietro le sbarre alla fine di gennaio, e il fratello Salvatore, rinchiuso a ottobre nell’ambito del blitz con cui la Dda ha spento una delle guerre di camorra più sanguinose degli ultimi anni. Lo scontro si era infiammato proprio nei giorni che hanno preceduto quella retata. Chi invece è libero di andarsene in giro nel quartiere (e non solo) è Marco De Micco, ‘Bodo’ per amici e nemici di camorra, boss tornato in libertà un anno fa e autentico leader assoluto delle palazzine di Napoli Est. Dal suo ritorno nel quartiere, Ponticelli ha vissuto una lunga stagione criminale caratterizzata dallo scoppio della faida dovuta alla ripartizione delle ‘mesate’ da corrispondere per le famiglie dei detenuti, patto al quale si sono opposti i De Luca Bossa e i Casella. Il resto lo ha fatto la cronaca nera di un quartiere che non riesce a liberarsi dalla camorra.