NAPOLI – Il clan D’Amico è il protagonista assoluto di questa prima metà dell’anno. La cosca del rione Conocal sta sfruttando al meglio le circostanze che si sono concretizzate negli ultimi mesi. Il primo fattore è senza dubbio l’attacco diretto della Dda nei confronti del clan De Luca Bossa e dei suoi satelliti. A questo vanno aggiunti l’omicidio di Bruno Solla e l’arresto del nipote Eduardo Fiorentino Mammoliti, dato in forte espansione verso il vicino territorio di Cercola, nello specifico il rione Caravita, dove è stato catturato con l’accusa di armi. Elementi che si sommano alla capacità del clan D’Amico di sondare il momento e capire che certi episodi, prima o poi, vanno dimenticati.
E così il sodalizio dei fraulella si sarebbe unito, in un patto di ferro, con il clan De Micco col quale, negli anni scorsi, era in aperto contrasto. Quando ci sono di mezzo affari importanti, si sa, i clan di camorra sanno come sotterrare le asce di guerra. E forse non saranno più i D’Amico ‘puri’ di un tempo, visto che oggi, a capo del sodalizio, ci sarebbero dei giovanissimi, ma il cognome imposto e urlato in giro è sempre lo stesso. Ai vertici del nuovo gruppo criminale, si diceva, ci sono le giovani leve della malavita locale. Figli d’arte, nipoti d’arte, ragazzi che hanno preso come mogli le figlie dei capiclan, dando vita a un nuovo corso criminale. A capo dei ‘nuovi D’Amico’, per qualche mese, ci sarebbe stato Vincenzo Costanzo, il 26enne ucciso durante i festeggiamenti per lo scudetto matematico del Napoli a inizio maggio in corso Garibaldi. Inizialmente si era pensato a un’epurazione interna, a un agguato ideato ad hoc durante i caroselli contro un personaggio divenuto troppo scomodo. Col passare delle settimane, però, prende sempre più quota l’ipotesi della lite sfociata nel sangue. Costanzo era in compagnia della fidanzata e di due amici. Forse voleva semplicemente godersi il primo scudetto della sua vita.
Un sogno accarezzato e vissuto per una manciata di minuti, prima della pioggia di fuoco. Lo stesso Costanzo, nipote dei boss dei D’Amico, avrebbe – durante il suo breve ‘mandato’ – operato in modo da assicurare alla cosca il controllo di una delle piazze di spaccio più longeve e redditizie di tutta Ponticelli: quella che si trova nei pressi del parco Fratelli De Filippo, già teatro e oggetto di ‘stese’, dimostrazioni di forza, agguati, aggressioni e ‘scese’, cortei di giovani in scooter e a bordo di automobili, con armi bene in vista. E sarebbe proprio la base di droga ‘preferita’ dai ragazzi ad animare questa fase della contesa tra gruppi criminali. Protagonisti indiscussi, in questo periodo storico, sono i baby boss, ragazzi che hanno assimilato le nozioni di padri, zii e nonni e che oggi vogliono prendersi il quartiere sotto la bandiera dei padrini del clan De Micco. Uniche note dolenti, per l’organizzazione, sono stati l’arresto di Antonio Nocerino, alias brodino, e – appunto – l’uccisione di Costanzo. Defezioni che sarebbero state già superate.
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