NAPOLI – Lo hanno arrestato dopo la rapina di un Rolex del valore di 50mila euro. Colto sul fatto dagli uomini del commissariato di polizia di Forte dei Marmi. Una sequenza da action movie quella che ha portato alla cattura del 40enne Eduardo Terracciano, rampollo dell’omonima famiglia malavitosa dei Quartieri Spagnoli e attualmente residente a Pescara. La vicenda risale alle 19:30 di sabato. Terracciano, figlio del defunto boss Eduardo ‘O Nirone, nipote di Anna Terracciano ‘a masculona e fratello di Emanuela Terracciano, la donna condannata per aver ucciso Nicola Sarpa mentre festeggiava con una pistola il Capodanno, si trovava in piazzetta Lavoratori del Mare.
E’ lì che, secondo la ricostruzione, ha individuato il suo bersaglio. Nella fattispecie una donna. Si trovava di fronte al pontile di Forte dei Marmi, insieme alla nipotina di appena 4 anni a bordo della sua autovettura ferma all’incrocio. E’ in quel momento che è iniziato il raid. Terracciano era in sella a uno scooter che, a un’analisi successiva, era risultato avere una targa contraffatta. Per la precisione era stata coperta con un adesivo che aveva caratteri diversi. La turista veneta era ferma in auto mentre attendeva il marito, il nonno della nipotina, da alcuni minuti. L’uomo si trovava all’interno di un negozio di giocattoli per comprare un giocattolo alla piccola.
L’occhio esperto di Terracciano si è posato sul braccio della donna, al cui polso spiccava un orologio Rolex preziosissimo. A quel punto ha parcheggiato lo scooter a ridosso del marciapiede nei pressi del negozio di giocattoli. Si è quindi guardato intorno e successivamente è entrato in azione, fiondandosi all’interno del finestrino, lato guida, e strappando il cronografo dal polso della donna. Lo strappo ha poi causato lesioni alla donna che i medici hanno giudicato guaribili in sei giorni. Ma veniamo alla cattura. Sì, perché Terracciano era ancora lì, infilato per metà all’interno dell’abitacolo, quando è stato notato dai poliziotti del commissariato di Forte dei Marmi che si trovavano nella zona in borghese per effettuare mirati servizi di osservazione, finalizzati proprio alla repressione di questo tipo di reati.
In pochi secondi lo hanno bloccato e lo hanno ammanettato. Via Spinetti si è quindi trasformata in un vero e proprio teatro di posa per un arresto dalle dinamiche cinematografiche. In molti si sono fermati a osservare la scena ed hanno tirato fuori i telefoni cellulari per immortalarla. C’era partecipazione e pathos, tant’è che quando l’uomo è stato definitivamente bloccato, al termine delle concitate fasi della cattura, è partito persino uno scrosciante applauso che ha lasciato interdetti i poliziotti. Dopo la cattura Terracciano è trasferito presso la casa circondariale di Lucca e messo a disposizione dell’autorità giudiziaria procedente. Per lui le accuse sono di rapina aggravata e resistenza a pubblico ufficiale. Nel suo passato ci sono altre rapine in trasferta. Come quelle commesse a Bologna perché voleva “arrotondare” quanto gli passava lo Stato dopo che aveva scelto un percorso collaborativo.
Si trattò di una parentesi, poi tornò sui suoi passi. Nel frattempo aveva allestito un giro che puntava a rapinare Rolex. Quando fu arrestato confessò, ma gli furono immediatamente revocati i benefici previsti per i collaboratori. Era fuori dal programma di protezione. Nel 2017 fu raggiunto da ordinanza per un omicidio che fu commesso nel 2005 all’interno del pub Lander Suisse in via Toledo. A febbraio di quest’anno, per lui e per gli altri indagati, è stata disposta l’assoluzione. Il padre morì il 19 novembre del 2006. Aveva 51 anni e morì dopo una lunga malattia. Dall’Antimafia veniva indicato come un pezzo da novanta nella zona dei Quartieri Spagnoli, da Montesanto all’inizio di via Toledo, passando per la Pignasecca. Era finito in manette il 13 aprile del 2006 nel corso di un blitz insieme ad altri esponenti del clan tra cui anche il figlio.