NAPOLI – Durante il lockdown le rapine subirono un calo nelle statistiche del novanta per cento. Sembrava fossero scomparse. Poi sono iniziate le riaperture, le persone hanno ripreso a circolare in strada e sono ricominciate le rapine. L’ultimo episodio è stato registrato in viale dei Colli Aminei, dove due ragazze 18enne sono state scippate della borsa.
Ma un maresciallo dei carabinieri vede tutto e un 38enne finisce in manette nel suo appartamento. I carabinieri della stazione di Capodimonte, insieme a quelli del nucleo operativo della compagnia del Vomero, hanno arrestato per rapina Gaetano Autiero, 38enne residente al rione San Gaetano, nel quartiere Miano, volto già noto alle forze dell’ordine. Era circa mezzanotte quando l’uomo si trovava a bordo della sua auto. Stava percorrendo viale dei Colli Aminei, quando ha notato due ragazze che passeggiavano da sole con le borse sulla spalla. rapidamente ha accostato l’auto, ha aperto la portiera ed ha gettato in terra le due vittime che tentavano di fuggire.
Si è quindi impossessato della borsa di una delle due 18enni che conteneva uno smartphone. Ma l’uomo è stato sfortunato. Alla scena ha assistito il comandante della Stazione dei carabinieri di Capodimonte. Era affacciato alla finestra del proprio alloggio, il sottufficiale ha urlato nei confronti del 38enne che ha desistito dal rapinare anche l’altra vittima. Correndo si è quindi infilato nuovamente nella vettura ed è scappato. Le indagini sono scattate e l’uomo è stato rintracciato subito. I carabinieri hanno fatto irruzione nell’appartamento di Autiero, nel rione San Gaetano e, durante la perquisizione, hanno trovato il cellulare della vittima ed hanno arrestato Autiero.
Lo smartphone è stato restituito alla legittima proprietaria che, per l’aggressione, ha dovuto far ricorso alle cure mediche, ne avrà per 5 giorni. Stessa prognosi anche per l’amica. In città scippatori e rapinatori sono un esercito. Ma quanto guadagna uno scippatore? Secondo gli investigatori almeno 8mila euro al mese. Ma la somma sarebbe lorda. No, di certo non parliamo di Iva o gabelle varie. Ma anche la microcriminalità paga le sue tasse.
La somma di ottomila euro comprende infatti anche la tangente da pagare al clan che insiste nella zona in cui viene effettuato lo scippo. E si tratta di una fetta consistente. Un dazio da pagare alle cosche malavitose che – in occasione di circostanze del genere – si trovano a convivere con polizia e carabinieri a due passi. E più il reato sale di livello (nell’ordine: truffe, scippi e rapine), più diventa ‘cara’ la tassa da elargire alla cosca. Due complici, uno scooter, una vittima e qualcosa da rubare.
Non importa se di grande o modesto valore, si punta sulla quantità. “Da una borsa esce sempre qualcosa di buono” afferma Franco, di professione scippatore. Trentacinque anni e oltre la metà della sua vita trascorsa a ‘lavorare’ di destrezza. “Quando ho incominciato la scuola superiore non tenevo genio di studiare e, piano piano, ho cominciato a guadagnarmi qualcosa con gli scippi – racconta – Ho fatto un po’ di tutto, pure i borseggi sugli autobus. Ho provato con le truffe, ma non so parlare molto bene e mi sgamavano subito. Ma mai con le armi, le rapine no” conclude con una punta di contegnoso orgoglio.