Stesa nelle palazzine del quartiere Ponticelli. Gli abitanti in via al Chiaro di Luna hanno segnalato alla questura “persone armate attraversare il Parco Conocal”. Ma qui non è più tempo di avvertimenti, da giorni ormai i commando di sparano a vista. Già si contano morti e feriti. Il sospetto degli investigatori è uno solo: un agguato mancato. I killer cercavano qualcuno nel rione, ma non lo hanno trovato e hanno sparato in aria. Come dire: la prossima volta ti troviamo. Del resto non sono sorpresi gli inquirenti: a Ponticelli c’è la faida e i potenziali obiettivi sanno bene che mettono in pericolo la vita a stare troppo tempo in strada. Altro che virus. Rischiano le pallottole. Ecco perché venerdì sera la persona nel mirino dei sicari potrebbe aver evitato i proiettili, senza troppe difficoltà. Già sapendo che prima, o poi, da lì sarebbero passati per cercarla. Ma procediamo con ordine. Interessante esaminare la mappa geocriminale, che descrive un territorio frammentato. La questione potrebbe essere tutta qui. Il raid è scattato in una zona controllata da un gruppo di emergenti, parenti dei Fraulella (i D’Amico). Ma nello stesso Conocal i De Luca Bossa (quando sono ufficialmente ‘entrati’ a Ponticelli poco tempo fa) hanno messo come referenti gli Aprea di Barra. L’ultima ‘stesa’ qui era avvenuta proprio per questa contrapposizione, riflettono gli investigatori. E anche l’assalto armato di venerdì sera potrebbe entrare in questo scenario. Il quartiere è da settimane l’epicentro della guerra che contrappone l’alleanza tra i De Micco e i De Martino “XX” alla cupola criminale dei De Luca Bossa-Minichini–Casella. Una contesa senza esclusioni di colpi il cui bilancio ha già all’attivo un saldo di vittime, ordigni esplosi e diverse ‘stese’. La geografia dei clan passa attraverso i murales che imbrattano le mura della città. Venerdì mattina in via Eugenio Montale sono stati cancellati ‘graffiti’ che inneggiano al clan De Martino-De Micco e una scritta che – secondo gli investigatori delimita il feudo della cosca: “Famiglia XX tutta la vita”. Le scritte erano sulle mura perimetrali del parco al rione Fiat e almeno per ora non è stato possibile contestarle a nessuno. Ma indaga la Procura. Intanto in queste strade è calato il coprifuoco e da 48 ore in giro non si vede nessuno. Solo le scritte sui muri a delimitare il campo di battaglia. Sigle con nomi puntati sono i codici di un linguaggio cifrato con cui gli affiliati ribadiscono la presenza del clan sul territorio o, al contrario lanciano la sfida a quello rivale. Anche cosi la criminalità organizzata stende i suoi tentacoli sulla città. Una pratica non dissimile dall’erezione di altarini in memoria di quegli affiliati, alla base e al vertice della piramide criminale, morti in agguato. Contro questo costume il Comune ha ingaggiato una battaglia da circa un mese a questa parte. Venerdì è stata la volta della scritta comparsa in via Montale e dedicata al clan De Martino. A colpi di rullo, gli operai della Napoli Servizi hanno cancellato la manifestazione di fedeltà. La scritta è comparsa a pochi isolati di distanza da dove, circa una settimana fa, un ordigno o stato fatto esplodere nel cuore della notte, segnando una svolta decisiva nella faida di Ponticelli. “È un impegno che abbiamo preso nel Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica con il prefetto, i vertici territoriali delle forze dell’ordine, la procura della Repubblica e la procura generale, che stiamo mantenendo con un lavoro settimanale programmato su tutto il territorio cittadino – ha detto l’assessore Alessandra Clemente – non ci fermiamo e andiamo avanti per restituire ai cittadini tutta la bellezza della nostra città e ribadire che Napoli è profondamente anticamorra”.
Napoli, raid armato nel rione conteso tra i D’Amico e gli Aprea
L’assalto in via al Chiaro di Luna nel quartiere Ponticelli. L’allarme degli abitanti alla polizia: “Persone in strada con le pistole”. Il sospetto degli investigatori: “E’ stato un agguato fallito”