NAPOLI – Il giudice ha concesso gli arresti domiciliari nel processo ‘chiave’ a Massimiliano Esposito, detto lo scognato e ritenuto dagli inquirenti ai vertici dell’omonimo gruppo a Bagnoli. Il 49enne non è ancora a casa, ma ha avuto il nulla aosta dei magistrati.
Due i filoni. Ecco la prima accusa (la principale): era stato arrestato in flagranza fuori dal Comune. E la misura alla quale era sottoposto gli vietava di lasciare la città. L’estate scorsa fu disposto l’obbligo di soggiorno a Napoli per la durata di cinque anni. Fu rintracciato dopo qualche mese a Casoria mentre passeggiava in strada. Poi la seconda contestazione (ancora in piedi, ma destinata a cadere): le forze dell’ordine andavano a casa e non lo trovavano. Si tratta dello stesso episodio. E i latini (maestri in dottrina) erano soliti ripetere: ne bis in idem. Cioè una persona non può essere giudicata due volte per il medesimo episodio. Dunque il collegio difensivo è riuscito a chiarire la posizione di Esposito e ad ottenere gli arresti domiciliari nel processo principale. Il verdetto è arrivato pochi giorni fa. Resta da attendere il via libera anche per il secondo capo.
L’altro ieri è stata presentata istanza, per adeguare la misura e ottenere i domiciliari anche nell’altro filone. Sarà necessario ancora un po’ di tempo. Poi Massimiliano Esposito lascerà il carcere. Ma non andrà ai domiciliari a Bagnoli, resterà fuori quartiere. Così ha chiesto e così è stato stabilito. Poi – ancora dopo – si discuterà la causa, il 23 marzo. E si attendono sviluppi importanti. Per il resto è cronaca dei giorni nostri. Bagnoli, Cavalleggeri d’Aosta e Fuorigrotta sono una ‘polveriera’.
Qui si è acceso lo scontro tra gli Iadonisi-Sorianello-Esposito e i Troncone. Nelle ultime ore ha ripreso quota il ‘sistema’ di Bagnoli e Cavalleggeri d’Aosta, in rotta di collisione proprio con i Troncone-Zazo di Fuorigrotta. Cosa succederà, lo diranno i fatti.
L’allerta delle forze dell’ordine è massima. Non da oggi, ma da mesi. Qui c’è stata una escalation di raid senza precedenti. Lo scontro si consuma tra Fuorigrotta e il rione Lauro.
Questi sono i fronti caldi, qualcuno direbbe le trincee. E in campo – secondo le ultime informative della questura – ci sono due schieramenti ben delineati. Gli Iadonisi-Sorianiello, spalleggiati dagli Esposito di Bagnoli contro i Troncone Zazo, che hanno il quartier generale nella zona di via Caio Duilio. Gli Iadonisi sarebbero stati abili a tessere la tela delle alleanze, prima con i Sorianello della ‘99’ al rione Traiano e poi con gli Esposito di Bagnoli (dopo una breve diaspora). Per gli inquirenti, ci sono intrecci, che solo i fatti di cronaca riescono a svelare: accordi, patti di non belligeranza e di mutuo soccorso.
Tutto è in rapido movimento. Di più. I magistrati della procura fanno fatica a ricostruire la mappa in continua evoluzione.
Le cosche del rione Traiano si sono federate.
I Troncone-Zazo sono ora soli contro tutti. Ma restano quelli da battere. L’obiettivo per alcune paranze è anche estendersi su Bagnoli: mettere le mani su una zona, dove attualmente non c’è un clan capace di accentrare tutto e dove le opportunità di guadagno sono enormi, tra racket e parcheggi abusivi. Ma serve non perdere tempo. Perché qui gli scenari e i rapporti di forza cambiano quasi ogni settimana. Basta una scarcerazione, o una retata della polizia per stravolgere la mappa geocriminale. Qui la partita non è semplice. E non è conclusa. Ne sono certi gli investigatori.
Qui la chiamano la faida infinita. Si trascina da mesi. E non si vede uno spiraglio. Lo scontro infiamma più quartieri. E chiari sono – per gli investigatori – i collegamenti. Ma è difficile intuire le prossime mosse. Una sorta di partita a scacchi. Tra Fuorigrotta, Cavalleggeri d’Aosta, Bagnoli e il rione Traiano. In questo clima basta una scarcerazione, o una retata della polizia per stravolgere la mappa geocriminale. Qui la partita non è semplice. Gli Iadonisi hanno raccolto più consensi e accerchiato (almeno sulla carta) i Troncone-Zazo. Il gruppo Sorrentino è spalleggiato dagli Scognamillo. Federato con gli Iadonisi-Cesi. Insomma un cartello criminale ben radicato. Sul fronte opposto (ma su tavoli diversi) siedono i Troncone-Zazo e i Baratto-Bianco. Tutti contro tutti. E così la vittoria non è mai schiacciante. Si va ad oltranza. Nel mezzo una scia di sangue infinita. L’ultimo agguato nella notte di Capodanno. Salvatore Capone, ucciso al rione Lauro, era ritenuto vicino agli Iadonisi, ma avrebbe avuto anche il ruolo di collante con gli Esposito di Bagnoli. Insomma con l’omicidio di Capone è stato colpito l’intero asse Iadonisi-Sorianiello-Esposito.
Secondo le ultime informative della polizia, anche gli Esposito di Bagnoli sono coinvolti nello scontro di Fuorigrotta, anche se marginalmente. Gli investigatori ritengono che gli Iadonisi-Sorianello abbiano stretto un patto con gli Esposito. E già alcuni personaggi di primo piano degli Esposito si sarebbero trasferiti al rione Lauro. Per quale motivo? Gli inquirenti temono il peggio. Qui c’è la nuova trincea, dove si combatte la guerra con i Troncone di Fuorigrotta. E qui potrebbe accadere qualcosa nelle prossime ore. O forse a Bagnoli. La risposta dei Troncone è stata immediata: preso il controllo di Fuorigrotta, cacciando i Volpe-Baratto. Hanno fatto capire che non c’è spazio per nessuno. E i reduci dei Volpe hanno chiesto soccorso alla ‘99’ (Sorianiello-Mazzaccaro). L’apice dello scontro con l’agguato a Vitale Troncone nella notte alla vigilia di Natale.
Al momento i Troncone sono circondati, ma sono sulla carta i più forti. Soli contro tutti.Le forze dell’ordine s’aspettano un ritorno della faida in grande stile. E così sono stati intensificati i servizi per il controllo del territorio. Soprattutto nelle zone a rischio. In particolare agenti e carabinieri sorvegliano i rioni-bunker dei clan. Da qui partono e arrivano i commando. Anche Bagnoli viene da anni bui. Dopo la guerra fratricida tra i Cavalcanti-Rossi-Sorprendente (emersi da ambienti vicini al vecchio proletariato di sinistra) e i D’Ausilio (criminalmente già radicati nel territorio). La faida scoppiò in maniera cruenta dopo l’omicidio di un fratello dei Rossi. E non c’era solo il controllo degli affari illeciti. Dietro c’erano anche le diverse ideologie, che resero la contrapposizione feroce. Per anni si spararono a vista. Soprattutto senza che nessuno ne uscisse vincitore. Oggi molti sono in carcere. I boss fuori gioco. Ma dietro l’angolo ci sono le nuove leve, ragazzi spesso ‘figli d’arte’ pronti a prendere il loro posto.
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