Napoli. Spari in via Marcello Candia, l’ipotesi della ‘stesa a salve’

Tensione nella notte, trovati due bossoli sull’asfalto in corrispondenza del condominio al civico 53

NAPOLI – Ancora una notte di tensione, l’ennesima di una città che continua a produrre storie di criminalità e paura, di sangue e terrore, di raid di piombo, agguati e ‘messaggi’ che sanno di ultimatum. Stavolta a fare da teatro a un’incursione armata è stato il quartiere di Fuorigrotta. Erano le 3 di ieri quando i carabinieri hanno raccolto l’sos degli abitanti di via Marcello Candia: “Correte, hanno appena sparato”. Sul posto sono intervenuti i militari del nucleo operativo della compagnia di Bagnoli. Al loro arrivo, in strada non c’era nessuno. Sull’asfalto, però, si intravedevano i motivi della segnalazione ricevuta poco prima.

Due i bossoli a salve refertati in via Candia al termine del sopralluogo. Il ritrovamento degli investigatori è avvenuto, nello specifico, in corrispondenza del civico 53, che fino a qualche anno fa era il civico 81 di via Terracina, prima del cambio di nome della strada. E’ una zona tranquilla, via Marcello Candiae, e lontana dal caos delle zone Leopardi e di piazzale Tecchio. Una strada non di passaggio e a forte vocazione residenziale. Per arrivare al civico 53 bisogna percorrere via Terracina, svoltare prima in via Nuova Agnano e poi in via Vecchia Agnano e seguire via Tacito, facendo attenzione quando si transita nello spazio angusto dei porticati, prima di approdare definitivamente in via Marcello Candia.

Sembra quasi un percorso a ostacoli, un circuito automobilistico. Di certo è un tragitto che soltanto chi è pratico della zona può coprire senza difficoltà. Gli investigatori dell’Arma hanno già effettuato i rilievi del caso. Nel complesso residenziale al civico 53 non abiterebbero soggetti in odore di malavita organizzata. Non si esclude alcuna pista, comunque. Chi ha esploso i colpi a salve potrebbe averlo fatto per una ritorsione personale. Di sicuro per lanciare l’ultimo avvertimento. Attività commerciali, dove i carabinieri hanno trovato i bossoli, non ce ne sono. Al civico più giù, il 51, nel settembre del 2015 vide la luce ‘La Casa di Alice’, casa accoglienza per famiglie di bambini oncoematologici in cura a Napoli, assegnata all’associazione ‘Carmine Gallo Onlus’. Il progetto si insediò in quello che per anni fu l’appartamento di un uomo del clan Veneruso, operante sui territori di Casalnuovo e Volla. La malavita organizzata della provincia, comunque, non c’entra con la storia di ieri notte. Che, invece, potrebbe portare la firma di soggetti riconducibili alla galassia della criminalità organizzata dell’area flegrea del capoluogo. Quartieri attraversati da una faida che si trascina da ormai quasi due anni e che viene combattuta senza esclusione di colpi tra Fuorigrotta, Soccavo e soprattutto Pianura. Nei mesi scorsi la tensione tra i clan è arrivata alle stelle. Tra le strade di Fuorigrotta si sono scontrati i Baratto-Bianco e i Troncone, questi ultimi legati ai Mercurio, che risiederebbero proprio nella zona di via Candia.

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