NAPOLI – Indagini in salita dopo l’omicidio di Massimo Lucca nel quartiere Ponticelli.
Il commando ha pianificato una esecuzione di morte in piena regola. E ha aspettato davanti casa. Sapeva dove abitasse. Possibile sia stato ‘convocato’ per un appuntamento in strada vicino all’abitazione: non temeva di essere in pericolo in quel momento, perché era giorno e c’era gente in strada a metà del pomeriggio.
I killer hanno sfruttato l’effetto sorpresa. Ma potrebbero aver commesso un errore: ci sono testimoni. Qualcuno ha assistito al raid di piombo all’angolo tra via Maria Callas e via Mario Palermo. E da qui partono gli accertamenti dei carabinieri. Puntano sui rilievi tecnici e sulle dichiarazioni dei testimoni, per individuare la moto del commando. Qui non ci sono telecamere di sorveglianza e gli assassini lo sapevano. Hanno agito due persone con i volti coperti.
Il 43enne potrebbe essere stato ucciso per uno sgarro. E’ la prima ipotesi degli inquirenti. Ma perché? Nelle ultime ore i militari dell’Arma hanno ascoltato gli amici e i familiari, per trovare una traccia investigativa.
Massimo Lucca non era vicino ad organizzazioni criminali. E’ stato ucciso con 7 colpi di pistola. Una vera e propria esecuzione. I carabinieri hanno pochi dubbi: hanno agito killer ‘professionisti’ e l’agguato era stato studiato nei minimi dettagli.
Lucca era stato colpito prima alle gambe per fermarlo e poi al torace. Morto all’ospedale Villa Betania. Gli investitori stanno procedendo con l’esame delle immagini dei sistemi di videosorveglianza nelle strade intorno a via Mario Palermo e cercano i testimoni. Intanto hanno esaminato la mappa geocriminale del territorio: questa zona è controllata dai De Micco-De Martino, che hanno vinto la faida contro i De Luca Bossa-Minichini.
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