Napoli, un arsenale nel regno dei D’Amico

Ponticelli. Nella camera da letto di Antonio Mozzillo scoperte 16 stecche di hashish e involucri con cocaina e marijuana. Due semiautomatiche e una carabina trovate nel box auto di un 28enne

NAPOLI – Un sequestro di armi e droga e un arresto nel cuore del rione Conocal, roccaforte dell’organizzazione criminale dei D’Amico, dove fu uccisa Nunzia La Passilona, e zona in cui abitano anche alcuni esponenti della mala di Barra, come Gennaro Aprea. Nel pomeriggio di sabato, gli agenti del commissariato Ponticelli, con il supporto dell’Unità Cinofila antidroga dell’Ufficio Prevenzione Generale e del Reparto Prevenzione Crimine Campania, hanno effettuato un controllo presso l’abitazione di un uomo in via il Flauto Magico.

Nel corso della perquisizione hanno recuperato, in un comodino della camera da letto, 16 stecche di hashish del peso di 8 grammi circa, 6 involucri con 1,5 grammi circa di cocaina, 2 bustine contenenti 4,5 grammi circa di marijuana e 140 euro. Non è tutto. Nel corso dell’ispezione è stata trovata anche una chiave che apriva un box auto in uso all’uomo, così hanno deciso di ispezionare anche quello. L’intuizione è risultata giusta. Lì, infatti, hanno trovato un panetto di hashish del peso di 91 grammi circa e rinvenuto, nascoste in un borsone e in una valigia, una pistola semiautomatica CZ 75 calibro 9 parabellum con 13 cartucce, una carabina Sites Renger M21 calibro 9 con 6 cartucce e una pistola semiautomatica Beretta 98F calibro 9×21 con matricola abrasa e con 15 cartucce.

Un vero e proprio arsenale che sarà sottoposto a mirate analisi per verificare se una di quelle armi sia stata di recente utilizzata in una delle famigerate stese o in fatti di sangue. In manette è finito Antonio Mozzillo, 28 anni. Per lui le accuse sono di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione di armi clandestine e ricettazione. Mozzillo è un volto noto alle forze dell’ordine. Nel 2015, finì in manette per detenzione di stupefacente a fini di spaccio. In quella circostanza finì sotto chiave quasi un etto di marijuana. Le forze dell’ordine, durante un servizio di appostamento, notarono due giovani che si aggiravano nei pressi di una scuola in disuso e, una volta entrati nel cortile, tentarono di sotterrare un sacchetto di plastica in una delle aiuole.

Il movimento fu notato dalle forze dell’ordine che intervennero riuscendo a bloccare Mozzillo e a recuperare, dall’interno del ‘sacchetto’, circa 90 grammi di ‘erba’ già divisi in un centinaio di confezioni. Per gli inquirenti, quindi, la droga era già pronta ad essere immessa sul mercato. Nessuna traccia, invece, dell’altro soggetto che, nelle fasi concitate dell’operazione, riuscì a far perdere le proprie tracce. Non era la prima volta che il giovane finiva nei guai. Tre anni prima, infatti, fu arrestato e poi scarcerato, con l’accusa diaver favorito, insieme ad altri due soggetti, la fuga di Gennaro Errico, il 19enne che fu accusato dell’omicidio di Gennaro Masiello, commesso ai Quartieri Spagnoli nel settembre del 2012. Errico, che dopo l’arresto dei suoi complici si era rifugiato nel parco ‘Conocal’, fu localizzato dai carabinieri grazie ai messaggi che si scambiava proprio con Mozzillo e con altri due suoi amici, tra cui Gaetano Lauria, killer di fiducia della famiglia D’Amico e ora collaboratore di giustizia. Il giovane, infatti, fu bloccato mentre, da solo, passeggiava in via al Chiaro di Luna.

Un omicidio, quello di Masiello, particolarmente efferato soprattutto per il movente che armò la mano del ‘commando’. Il 19enne, infatti, fu trucidato perché ‘colpevole’, durante una lite, di aver schiaffeggiato lo zio di Gennaro Ricci, boss dei Quartieri Spagnoli imparentato con i D’Amico del parco ‘Conocal’. Ed è proprio nell’orbita della cosca di Ponticelli che avrebbe continuato a gravitare Mozzillo dopo la sua scarcerazione. Il sospetto degli investigatori è che il giovane possa aver ricevuto l’incarico di occuparsi dello spaccio di droga all’interno del parco ‘Conocal’ e della custodia di armi e munizioni. Questo rappresenta un ulteriore segnale di come i D’Amico, nonostante l’arresto di numerosi loro affiliati, continuino a gestire attività illecite nel quartiere di Ponticelli.

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