Milano (LaPresse) – Cambiano i protagonisti in campo, non la prestazione. L’Italia si conferma piccola al cospetto delle avversarie nel girone di Nations League. Dopo il pareggio acciuffato nel finale in casa con la Polonia, il Portogallo condanna gli azzurri al ‘Da Luz’ alla prima sconfitta nella nuova competizione Uefa. A Lisbona decide un gol in avvio ripresa di Andrè Silva, l’ex attaccante del Milan, che per una notte non fa rimpiangere CR7, rimasto a Torino a guardare i compagni di squadra.
Nonostante i tanti cambi di formazione, diversa per ben undicesimi rispetto a quella scesa in campo a Bologna, l’Italia mantiene i difetti di sempre. Una difesa tutto fuorché granitica, una squadra slegata tra i reparti, una manovra lenta e un attacco che non ingrana. Un quadro desolante per un gruppo a cui Mancini non è ancora riuscito a dare la scossa. E, con un punto in due partite, la ‘retrocessione’ nella fascia B della Nations League si avvicina pericolosamente.
La prestazione opaca offerta a Bologna sprona il ct a rivoluzionare la sua Italia: il ct cambia addirittura nove undicesimi rispetto alla squadra vista contro la Polonia. Balotelli finisce così in tribuna, davanti spazio al tandem Immobile-Zaza. Sulle corsie esterne Chiesa, tra le poche note liete della prima partita, viene lanciato dal 1′, mentre dalla parte opposta c’è Zaza. Confermato Jorginho in cabina di regia, accanto a lui Cristante.
In difesa chance per la coppia centrale del Milan Caldara-Romagnoli, ai lati la sorpresa della Spal Lazzari e il ritrovato Criscito. Dalla parte opposta i lusitani non possono contare sulla stella di Cristiano Ronaldo, rimaso a Torino in accordo con la federazione. Davanti agisce così l’ex rossonero Andrè Silva, in un tridente completato da Bruma e Bernardo Silva. Dietro c’è l’onnipresente Pepe, omaggiato con una targa per le cento presenze in nazionale festeggiate nell’ultima partite, accanto a Ruben Dias in una retroguardia che può contare sugli esterni sugli ‘italiani’ Mario Rui e Cancelo.
Totalmente cambiata rispetto alla gara con la Polonia, la Nazionale fa fatica
L’Italia riparte da dove aveva concluso: ovvero dagli spunti di Federico Chiesa, che prova quantomeno a dare vivacità a una manovra azzurra che fatica ad ingranare. Suo il primo tiro verso lo specchio della porta, attorno al quarto d’ora, bloccato senza problemi da Rui Patricio. Dalla parte opposta in compenso il Portogallo trova spesso e volentieri l’uno contro uno con cui i suoi uomini si esaltano.
Bruma fa ammattire un paio di volte l’esordiente Lazzari (ma difetta di mira), Andre Silva mostra quegli sprazzi di classe che una sola stagione fa avevano convinto il Milan a investire pesantemente sulle sue qualità. A salvare gli azzurri dal passivo di 1-0 nel primo tempo ci pensano però Romagnoli, che respinge sulla linea il tentativo a botta sicura di Bernardo Silva, dopo un’indecisione di un Donnarumma impacciato in uscita, e la traversa che evita l’autorete di Cristante su un traversone insidioso di Mario Rui.
Decide la rete dell’ex milanista Andrè Silva
Il gol che l’Italia era riuscita a evitare nei primi 45′, in parte con un pizzico di fortuna in parte con un atteggiamento almeno più combattivo rispetto a Bologna, arriva tuttavia in avvio ripresa. Con le stesse modalità di quello incassato con la Polonia: una palla persa nella propria tre quarti campo. Questa volta l’errore viene commesso dalla coppia Caldara-Lazzari, che si fa soffiare la sfera da William Carvalho, che innesca immediatamente Bruma. L’ala portoghese si invola sulla sinistra e serve un rasoterra sul palo opposto per Andrè Silva, che da centravanti d’area controlla la sfera e di sinistro trafigge Donnarumma.
L’Italia sbanda, perde all’improvviso quelle poche certezze con cui aveva approcciato la partita, e solo un miracolo di Donnarumma evita il raddoppio sul bolide di Bernardo Silva. Mancini cambia le carte in tavola inserendo Berardi al posto dello spento Immobile. Gli azzurri però si allungano in campo, scoprono il fianco al contropiede degli ospiti e faticano a servire, in posizione pericolosa, i loro attaccanti. Anzi sono i campioni d’Europa in carica a sfiorare ancora una volta il 2-0 sul tentativo di Pizzi. Nel finale Mancini tenta il tutto per tutto, buttando nella mischia Emerson Palmieri e soprattutto Belotti, per uno sbilanciatissimo 4-2-4. L’Italia aumenta la pressione ma non produce che un colpo di testa, di poco alto sopra la traversa, di Zaza sugli sviluppi di un calcio d’angolo. Troppo poco per rimediare un pareggio. E scongiurare quella che è già una piccola crisi.
Alberto Zanello