Roma – E’ vita da separati in casa per Sinistra italiana e Mdp. LeU resta, ma solo come gruppo parlamentare alla Camera (al Senato non ha raggiunto il quorum e gli eletti rientrano già nel Misto).
Il partito unico non si farà
E anche se Pietro Grasso, il leader con cui Liberi e Uguali ha corso alle elezioni del 4 marzo, cita Mark Twain e sostiene che “la morte di LeU è un tantino esagerata”, da entrambe le parti arriva la conferma che la forza politica nata dai fuoriusciti del Pd e dall’ex Sel si sta ormai scomponendo.
“Se le strade si divideranno, il gruppo parlamentare resta“, assicura il capogruppo dei deputati Federico Fornaro. Ma i litigi sono un dato di fatto da almeno tre settimane.
Da un lato Mdp con Roberto Speranza e Pier Luigi Bersani a chiedere un congresso dove una testa vale un voto e, dall’altro, il segretario nazionale di Sinistra italiana Nicola Fratoianni e lo stesso Grasso.
Immagine plastica della separazione in atto sono i raduni divisi del 24 novembre a Roma e del 16 dicembre. Il primo è fortemente voluto dall’ex presidente del Senato e raduna tutti i cosiddetti ‘autoconvocati’: circa trenta comitati territoriali che vorrebbero avviare LeU verso la trasformazione in partito. Il secondo è una “grande assemblea aperta”, voluta dal coordinatore di Mdp Speranza per dare all’Italia una nuova forza politica “rossoverde” capace di costruire un’alternativa alle destre basata su ambiente, welfare e lotta all’evasione.
“La costruiremo comunque con chi ci sta“, precisava il 10 novembre il deputato di Mdp. Mentre Fratoianni e Sinistra italiana vengono descritti come più vicini a Varoufakis e De Magistris e ai comunisti europei che ai loro colleghi.
Mentre hanno già preso le distanze da LeU tanto Giuseppe Civati con il suo Possibile quanto Laura Boldrini.
Volano le accuse reciproche di fronte al fallimento del progetto di unire le forze a sinistra del Pd
Quelli di Mdp non ci stanno a farsi dipingere come desiderosi di rientrare nella casa madre: accusa sussurrata fin dall’inizio da molti esponenti di Si. Per quanto, fermo restando questo sistema elettorale, non si possa pensare di fare il quarto polo e sperare di sconfiggere i sovranisti – si ragiona in Mdp – non è pensabile tornare in un Pd magari guidato da Marco Minniti e dove le politiche renziane non vengano sconfessate.
Ciascuno ha le proprie ragioni, ma intanto l’arca di LeU che avrebbe dovuto portare in salvo la sinistra è naufragata.