CASERTA – Assunti in ritardo e messi a lavorare con un differimento ancora più lungo, per mesi di retribuzione persi, con un contratto che li tiene paralizzati, senza potersi muovere e però senza poter percepire neppure un minimo di retribuzione: è assurda la condizione in cui vengono a trovarsi i navigator della Campania che, fin dai primi giorni della loro assunzione nell’ormai lontano 2019, hanno dovuto subire le forche caudine dell’amministrazione della regione Campania.
Fin da subito la dirigenza del governatore Vincenzo De Luca ha reso loro la vita difficile se non addirittura impossibile, come racconta il navigator Gianluca Galasso: “Fin da quando abbiamo preso servizio il primo agosto del 2019 siamo stati osteggiati e oggetto di scherno da parte del governatore De Luca, che decise di non volersi avvalere di queste figure professionali, creato per affiancare gli operatori dei Cpi, per la gestione dei percettori del reddito di cittadinanza, sul lato dell’offerta del lavoro e delle aziende, per quanto riguarda la domanda. Solo dopo lunghe trattative siamo riusciti ad ottenere l’inizio del percorso lavorativo al pari dei colleghi delle altre regioni. Siamo però partiti con quattro mesi di ritardo, così da aver perso ben quattro mesi di retribuzione”.
Se la Regione ha snobbato gli specialisti, tuttavia, non appena li ha impiegati ha iniziato a strizzarli per bene. Tra le tante criticità evidenziate dai navigator vi è infatti la distanza tra la realtà degli obiettivi contrattuali e quanto in realtà toccava a loro fare. Se ogni addetto avrebbe dovuto (almeno in teoria) gestire 150 aziende e altrettanti beneficiari, presto gli operatori hanno dovuto gestire circa 700 aziende e quasi mille percettori del reddito per ognuno. E’ inoltre da sottolineare che la Campania è stata l’unica Regione in cui i navigator non hanno avuto fisicamente accesso ai Cpi loro assegnati e che, pertanto, tutta la delicata e complessa attività da questi svolta è stata effettuata da remoto. Il contratto, scaduto dopo due proroghe di sette e quattro mesi, ha lasciato gli operatori della Campania in una situazione di impasse. L’uovo di Colombo arrivò dal ministro Orlando. Una proroga di cinque mesi, subordinati alle singole regioni. In pratica le regioni più ‘virtuose’, quelle che cioè avessero provveduto al completamento del potenziamento dei centri per l’impiego, avrebbero potuto scegliere di non avvalersi più della collaborazione dei navigator. Paradossalmente in Campania, che ha dall’inizio respinto l’intervento dei navigator, l’aumento previsto di 1.840 unità non è stato neppure sfiorato. Ad aprile lo ‘schiaffo’: l’ordine di restituire i device aziendali presso la sede della Anpal con la disattivazione di tutti gli account aziendali. Una situazione unica e paradossale quella che stanno vivendo gli operatori in Campania. Per il rinnovo del contratto è stata inserita una clausola, in cui l’efficacia dell’accordo è subordinata al momento in cui la Regione darà la sua disponibilità. I ‘navigatori’ si ritrovano così tra le mani un contratto inefficace, alla mercé della Regione Campania, senza diritto a una retribuzione e senza neppure poter richiedere l’indennità mensile di disoccupazione. Una situazione paradossale in una regione tra quelle dove il tasso di disoccupazione risulta tra i più alti d’Italia.