Reggio Calabria (LaPresse) – La Direzione investigativa antimafia di Reggio Calabria ha eseguito un provvedimento di confisca di beni emesso dal tribunale su proposta della Procura e del Direttore della Dia. Nei confronti di Giuseppe Nucera, 72 annni, detenuto e ritenuto il capo della cosca di Gallicianò, frazione del comune di Condofuri, nel reggino. Il boss ha subito una condanna nel 2001, dalla Corte di assise di appello di Reggio Calabria, per associazione a delinquere di stampo mafioso. Perché ritenuto organico alla cosca facente capo a Giuseppe Caridi, federata con la consorteria ‘Libri’, attiva a Reggio Calabria. Nucera, soprannominato ‘zio Pino’, è stato ritenuto la persona adibita alla riscossione di tangenti. A suo carico anche una condanna, in primo grado, a 10 anni di reclusione.
E’ ritenuto il capo della cosca di Gallicianò
E’ stata emessa nel 2014 dal tribunale di Reggio Calabria per il reato di associazione mafiosa. La pena è stata successivamente rideterminata in 12 anni e 6 mesi di reclusione a seguito di sentenza del 2016 della Corte di appello reggina. Nello specifico, in tale contesto, l’uomo è stato ritenuto essere il ‘capo locale’ di Gallicianò.
Il provvedimento odierno conferma il decreto di sequestro disposto nel febbraio 2017. Scaturisce da indagini svolte dagli uomini della Dia sull’intero patrimonio del boss che hanno consentito di appurare una netta sproporzione tra i redditi dichiarati, rispetto agli investimenti effettuati, risultati di provenienza illecita. La confisca ha riguardato sei unità immobiliari a Reggio Calabria, in contrada Boschicello, e disponibilità finanziarie. Il tribunale reggino ha disposto inoltre nei sua confronti la sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno per la durata di quattro anni, in quanto Nucera è stato ritenuto soggetto socialmente pericoloso perché indiziato di appartenenza ad un’associazione mafiosa.