‘Ndrangheta, legami cosche-imprenditoria: maxi sequestro da 212 milioni

Nell’ambito di tale procedimento, attualmente pendente innanzi al tribunale di Palmi, Domenico Gallo e Gianluca Scali sono imputati per associazione mafiosa

Guardia di Finanza
Foto Fabio Cimaglia / LaPresse

REGGIO CALABRIA (LaPresse) – I provvedimenti fanno seguito al recente sequestro disposto dalla sezione Misure di prevenzione di Reggio Calabria. Si tratta del patrimonio riconducibile a Giuseppe Bagalà, 61 anni, Francesco Bagalà, 28 anni, Luigi Bagalà, 72 anni e Francesco Bagalà di 41. Si tratta di un noto gruppo imprenditoriale della Piana, operante nel settore degli appalti pubblici. E costituito da imprese commerciali, beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie.

Il maxi sequestro della guardia di finanza

Il patrimonio è stimato in circa 115 milioni di euro. E per la guardia di finanza è stato “illecitamente ottenuto grazie alla vicinanza ed alla contiguità alla cosca di ‘ndrangheta dei Piromalli”. I provvedimenti odierni nascono anche dall’operazione ‘Cumbertazione’. Condotta dal Gico del Nucleo di polizia economico finanziaria di Reggio Calabria. E conclusasi nel 2017 con l’esecuzione di provvedimenti restrittivi personali nei confronti di 27 persone. Le quali sono state indagate, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione per delinquere semplice aggravata dall’art. 7. Inoltre turbata libertà degli incanti, frode nelle pubbliche forniture, corruzione e falso ideologico in atti pubblici. Nonché di provvedimenti cautelari reali su 44 imprese. Per un valore complessivo pari a 224 milioni di euro.

L’accusa è di associazione mafiosa

Nell’ambito di tale procedimento, attualmente pendente innanzi al tribunale di Palmi, Domenico Gallo e Gianluca Scali sono imputati per associazione mafiosa. In tale contesto, si legge in un comunicato della guardia di finanza di Reggio Calabria, “era stato accertato che gli imprenditori Scali e Gallo, operando in sinergia e attraverso le imprese a loro riconducibili, erano risultati in grado di controllare le commesse. Per le forniture di calcestruzzo e di conglomerati bituminosi. Imponendo le proprie forniture anche per la realizzazione di lavori facenti capo al predetto gruppo imprenditoriale dei ‘Bagalà’. Con i quali erano in affari da anni”.

Il sodalizio ‘ndrangheta-imprenditoria

Analizzando le figure dei due imprenditori, le fiamme gialle evidenziano come Scali, già sorvegliato speciale e ritenuto contiguo alla cosca Ursino di Gioiosa Jonica, quale dominus dell’impresa fittiziamente intestata alla madre Lina Ursino, sia stato raggiunto anche da provvedimento cautelare. Successivamente revocato dal tribunale del Riesame ed emesso nell’ambito dell’operazione ‘Mandamento Jonico’. Condotta nel 2017 dall’Arma dei carabinieri nei principali centri della Locride. E conclusasi poi con l’esecuzione di numerosi provvedimenti restrittivi per il delitto, tra gli altri, di cui all’art. 416 bis, ritenute affiliate/contigue a diverse locali di ‘ndrangheta. E operanti nella fascia jonica della provincia reggina.

27 truffe commesse tra il 1985 e il 1991

Le vicende giudiziarie che interessano l’imprenditore Gallo, invece, hanno inizio con la condanna, divenuta definitiva nel 2005, per ben 27 truffe commesse fra il 1985 e il 1991. E anche per due ipotesi di turbata libertà degli incanti. Al fine di aggiudicarsi in modo illecito appalti pubblici. Per la realizzazione di opere nel comprensorio di Bovalino.

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