MILANO – Maxi sequestro da 22 milioni di euro a un imprenditore di Cosenza vicino ad ambienti della ‘ndrangheta. La Polizia di Stato, insieme alla Guardia di Finanza di Cosenza, nell’ambito di una strategia avviata dalla Direzione Centrale Anticrimine, ha dato esecuzione al decreto con il quale il Tribunale di Catanzaro ha disposto il sequestro, finalizzato all’applicazione della confisca prevista dal Codice Antimafia, proposta dalla Procuratore della Repubblica di Catanzaro Direzione Distrettuale Antimafia, congiuntamente al questore della provincia di Cosenza, concernente beni, assetti societari e rapporti finanziari, per il valore di circa 22 milioni di euro, riconducibili a un imprenditore calabrese operante nell’area dell’alto ionio cosentino, nel cassanese e nella sibaritide ma anche con interessi nella città di Roma e zone limitrofe.
Il sequestro ha riguardato tutte le partecipazioni di 11 società, con sedi in Altomonte, Roma, Cassano allo Ionio, San Lorenzo del Vallo, attive in diversi settori merceologici e, in particolare, raccolta, stoccaggio, trasformazione e smaltimento di rifiuti, edilizia specializzata, torrefazione, trasformazione e commercializzazione, all’ingrosso e al dettaglio, di caffè e prodotti affini, supermercati, compravendita immobiliare, servizi pubblicitari e marketing, compravendita e noleggio di autovetture e veicoli in generale e da corsa, produzione di birra artigianale con somministrazione e ristorazione, costruzioni di edifici residenziali e non, trasporto di merci su strada, ‘assunzione di appalti pubblici e privati per la progettazione e costruzione di opere’, fabbricazione e messa in opera di prodotti bitumosi.
Sono stati inoltre sottoposti a sequestro anche 58 veicoli industriali e non, compresi veicoli di grossa cilindrata, nella disponibilità del compendio aziendale nonché una villa di circa 400 mq, con annesso opificio, intestati all’imprenditore, e 90 rapporti finanziari.
Le investigazioni riguardano le vicende patrimoniali e imprenditoriali, direttamente o indirettamente riconducibili al proposto, già in passato colpito da provvedimenti interdittivi antimafia, irrogati dal Prefetto di Cosenza nel 2016.
(LaPresse)