CASERTA – Allarme di Confesercenti: a Caserta stanno chiudendo uno dietro l’altro i negozi di abbigliamento, scarpe e accessori. Molti non arriveranno a Natale, se le istituzioni non si siedono a un tavolo per trovare soluzioni e adottare misure ad hoc.
“Situazione drammatica – esordisce Giuseppe Magliocca di Confimprese – troppi centri commerciali, gli acquisti si concentrano lì. Aprono come funghi e sono enormi. Con i loro grandi parcheggi gratuiti. Ma anche le vendite on line sono devastanti. Io non compro mai on line, perché vedo solo il modello e non la qualità del prodotto. Per le scarpe è la stessa cosa”. Quali sono le soluzioni? “I Comuni si devono attivare per organizzare eventi all’interno delle città e dei paesi. In settimana i centri storici sono deserti e questo non aiuta. Non c’è nulla che sproni le famiglie a fare una passeggiata. Basta pensare che non c’è più un cinema in centro, i teatri chiudono. Anche i giovani si spostano verso i centri commerciali. C’è molto da fare per invertire la tendenza. Io abito a Maddaloni e anche qui il centro storico è semi deserto. Gli esercenti soffrono”. E ora sono scesi sul piede di guerra.
“Sono molto critico. Noi siamo in piazza da decenni – racconta al telefono Salvatore D’Alessandro, titolare del negozio Nida in via Giuseppe Mazzini – il commercio è stato il fiore all’occhiello di tutta la regione per tanto tempo. Ma da quando sono nati i centri commerciali, il centro storico si è svuotato. Non ci sono neppure più i cinema. Anche la gestione del traffico non aiuta, perché manca un vero grande parcheggio in centro. Il commercio così è stato penalizzato, soprattutto negli ultimi anni. Poi le vendite on line hanno fatto il resto”.
Cosa si può fare per invertire la rotta? “Liberalizzare subito i parcheggi al centro cittadino. Indegno che la gente debba pure cercare un posto per l’auto e pagare la sosta. Inoltre serve anche la volontà politica. L’arredo urbano è inesistente, tra strade dissestate e verde pubblico non curato. Il commercio ha ricevuto poco negli ultimi anni. In questo momento siamo il fanalino di coda”.
“Diciamo che il lusso si è fermato – racconta Angela Dell’Aquila, titolare della ‘Boutique 2 di Picche’ – la moda se non cambia la situazione, non potrà andare avanti per molto. Prezzi ribassati per tutti. I ragazzi vanno sul vintage e acquistano un jeans a venti euro. E’ tornato di moda. E il settore dell’abbigliamento è devastato. C’è il fenomeno del fast fashion: copie esatte di un prodotto di un grande brand.
Negli anni novanta il commercio a Caserta funzionava. Da quando è arrivato il telefono, è cambiato tutto. Oggi i ragazzi escono da casa pochissimo. Poi con la nascita dei centri commerciali è crollato tutto. La soluzione è attirare i grandi brand nel centro storico. Già il turismo ci sta aiutando. Ma non basta”.
“Speriamo che ci sia un cambio di tendenza negli acquisti. I dati che abbiamo per abbigliamento, scarpe e accessori sono mortificanti. Sul turismo va meglio”. Lo dice il presidente di Confesercenti Salvatore Petrella.
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