Nel cofano dell’auto fino al Jambo: il summit serale del latitante Zagaria

Ad accompagnarlo dal nascondiglio di San Cipriano al centro commerciale sarebbe stato Inquieto

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Michele Inquieto e Michele Zagaria
Michele Inquieto e Michele Zagaria

TRENTOLA DUCENTA – Per la Direzione distrettuale antimafia Michele Zagaria Capastorta sarebbe stato un socio occulto di Alessandro Falco nella gestione del centro commerciale di Trentola Ducenta. Una tesi che ha già portato alla condanna dell’imprenditore per associazione mafiosa e che oggi trova nuovi elementi nel processo d’appello in corso, grazie alle dichiarazioni di Nicola Inquieto.
Inquieto, personaggio noto alle cronache giudiziarie per il ruolo di investitore dei capitali del clan dei Casalesi in Romania, ha riferito ai pm della Dda di Napoli, Maurizio Giordano e Andrea Mancuso, di essere stato anche uno dei ‘trasportatori’ del boss durante la latitanza. Secondo il suo racconto, si occupava – fino al suo trasferimento a Pitesti – di spostare Zagaria tra i vari bunker e di accompagnarlo agli incontri riservati.

In una di queste occasioni, collocata temporalmente nel 2001, Inquieto ha dichiarato di aver accompagnato il boss proprio al centro commerciale. Ha riferito di essersi recato al covo di via Po, a San Cipriano d’Aversa, di aver fatto salire Zagaria nel bagagliaio della sua Renault Clio e di averlo poi condotto fino a un capannone adiacente al Jambo, nella zona ristorazione, dove oggi sorge il parcheggio.
Ad attenderli, sempre secondo Inquieto, ci sarebbe stato Maurizio Capoluongo, soggetto ritenuto intraneo al clan dei Casalesi, inizialmente vicino a Zagaria e successivamente legatosi a Nicola Schiavone.

Capoluongo avrebbe detto che bisognava “salire sopra”, dove si trovava la persona da incontrare, verosimilmente – secondo gli inquirenti – Alessandro Falco. Inquieto ha sottolineato come quella visita fosse insolita, anche per l’orario serale e per il tragitto da San Cipriano a Trentola Ducenta. Dopo un lungo lasso di tempo, ha riferito di essere tornato a prendere Zagaria presso l’abitazione di Capoluongo per ricondurlo al nascondiglio.

Il collaboratore ha poi collegato quell’episodio a un racconto appreso in carcere, durante un periodo di detenzione condiviso con Giuseppe Ventre, esponente del clan dei Casalesi. Ventre gli avrebbe riferito che, in quel periodo (2001), un nipote avrebbe minacciato Sandro Falco, arrivando persino ad appenderlo a testa in giù. Da qui l’ipotesi – tale resta – che l’incontro con Zagaria potesse essere legato a quella vicenda. Resta invece un elemento che Inquieto indica come certo: i contatti tra Michele Zagaria e il centro commerciale, oggi confiscato e gestito da un amministratore giudiziario, che secondo l’accusa confermerebbero il ruolo occulto del boss nella gestione della struttura.

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