Nelle stalle nasce carburante green

NAPOLI (Giuseppe Stanga) – Nelle aziende agricole arriva una soluzione per combattere il caro bollette e ridurre la dipendenza di gas dall’estero arriva il primo carburante green dalla… mucca alla pompa, valorizzando il ruolo dell’agricoltura nella transizione energetica del Paese in un momento di drammatica crisi. A darne annuncio è la Coldiretti in occasione della giornata conclusiva del XX Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione. Il primo distributore di biogas per il rifornimento delle auto è stato realizzato nell’azienda agricola Bosco Gerolo, a Rivergaro, in provincia di Piacenza, un perfetto esempio di economia circolare a chilometro zero. In questo modo dall’allevamento di mucche si ricavano non solo il latte e i formaggi che vengono venduti direttamente ai consumatori, ma anche un biogas di qualità per la auto a metano. Insomma, non si butta via niente.

Come funziona

I liquami e il letame prodotti in stalla dalle mucche vengono mescolati ai residui della lavorazione dei cereali per l’alimentazione degli animali, dalla paglia agli stocchi di mais, e messi a fermentare in un impianto che somiglia a una sorta di grande pentola a pressione. Il gas prodotto viene quindi trasferito in un impianto di upgrading dove viene completamente purificato e stoccato in grandi bombole che alimentano il distributore, capace di fare il pieno a 100 macchine al giorno mentre gli scarti vengono usati per concimare i terreni. Il progetto sta riscuotendo già un successo clamoroso con decine di automobilisti in fila per fare il pieno “a km zero”, a un prezzo molto più conveniente.

Obiettivo ‘verde’

L’esperienza piacentina è un esempio di come con lo sviluppo del biometano agricolo Made in Italy “dalla stalla alla strada” è possibile arrivare a produrre il 6% del fabbisogno di gas nazionale rispetto all’attuale 3%. Con il Pnrr sono stati stanziati 1,9 miliardi di euro per gli impianti biogas e biometano ed è ora necessario attivare i decreti attuativi, riducendo la dipendenza del Paese dall’estero e fermando i rincari che stanno mettendo in ginocchio le imprese. Attualmente sono oltre 2.000 gli impianti a biogas in Italia di cui l’80% in ambito agricolo, dove sono stati creati 12mila posti di lavoro per investimenti pari a 4,5 miliardi di euro.

L’appello

Con gli aumenti di elettricità e gas, la promozione di rete energetiche alternative rappresenterebbe un contributo determinante alla transizione green ma anche per contrastare l’aumento dei costi per famiglie e imprese. In questo senso l’agricoltura gioca un ruolo strategico. Partendo, ad esempio, dall’utilizzo degli scarti delle coltivazioni e degli allevamenti – sottolinea la Coldiretti – è possibile arrivare alla realizzazione di impianti per la distribuzione del biometano a livello nazionale per alimentare le flotte del trasporto pubblico come autobus, camion e navi oltre alle stesse auto dei cittadini. In questo modo sarà possibile generare un ciclo virtuoso di gestione delle risorse, taglio degli sprechi, riduzione delle emissioni inquinanti, creazione di nuovi posti di lavoro e sviluppo della ricerca scientifica in materia di carburanti green.

Il fotovoltaico

Ma un aiuto importante potrebbe venire anche dal fotovoltaico pulito ed ecosostenibile senza sottrarre terra alle coltivazioni ma utilizzando solo i tetti proprio delle stalle, oltre che di cascine, magazzini, fienili, laboratori di trasformazione e strutture agricole ma superando a livello europeo il limite dell’autoconsumo come barriera agli investimenti agevolati. “E’ importante cogliere le opportunità che vengono dall’economia circolare dotando il Paese di una riserva energetica sostenibile attraverso un fotovoltaico “intelligente” che non consuma suolo fertile e una rete per il biometano” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare peraltro l’importanza in tale ottica di sbloccare la proroga degli incentivi al biogas e finanziamento degli impianti che hanno presentato domanda al Gestore dei Servizi energetici (Gse) per favorire la transizione ecologica, trasformando gli sprechi in energia, e di dire sì al digestato come fertilizzante per evitare di fare un favore alle multinazionali straniere.
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