Nervi tesi tra Di Maio e Salvini, Giorgetti suona l’allarme. Dietro la litigiosità dei vicepremier l’ombra del rimpasto di Governo

Il sottosegretario: "Se il livello di litigiosità resta questo dopo il 26 maggio è evidente che non si potrebbe andare avanti"

Foto Roberto Monaldo / LaPresse

ROMA “Se il livello di litigiosità resta questo dopo il 26 maggio è evidente che non si potrebbe andare avanti”: a suonare l’allarme è Giancarlo Giorgetti, sostanza grigia della Lega. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio lo ha detto ieri sera a Porta a Porta: “E’ il clima della campagna elettorale”. Ma dopo il voto la musica dovrà cambiare. In caso contrario si rischia una rottura irreversibile. L’esponente del Carroccio ha confermato a Bruno Vespa anche i rapporti tesissimi tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini: “Non si parlano”.

Le recenti indiscrezioni di palazzo, cavalcando la massima tensione tra gli alleati di governo, avevano avvicinato i grillini al Pd. Voci riprese dal capo del Viminale che pubblicamente si era detto preoccupato delle molte comunanze emerse proprio tra Democrat e Movimento 5 Stelle.

Ma il centrosinistra sul punto si è mostrato scettico. Dietro il tira e molla giallo-verde, alla base dei litigi spiattellati sui social e nel talk televisivi, ci sarebbe una chiara strategia finalizzata a garantire alle due formazioni il massimo risultato elettorale possibile alle Europee. E fare incetta di preferenza sarebbe solo la prima parte del piano:  il secondo step riguarderebbe il rimpasto di governo. Le poltrone saranno aggiustate in base ai nuovi rapporti di forza messi neri su bianco dai risultati del 26 maggio.

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