Netanyahu al tramonto. L’ex alleato Bennett si accorda con Lapid per il nuovo governo

Il presidente ha quindi affidato l'incarico all'oppositore Lapid che ha portato avanti le trattative, interrotte durante gli 11 giorni di conflitto tra Tel Aviv e Hamas

Israeli Prime Minister Benjamin Netanyahu meets with Israeli border police on Thursday, May 13, 2021 in Lod, near Tel Aviv after a wave of violence in the city the night before. Jewish and Arab mobs battled in the central city of Lod, the epicenter of the troubles, despite a state of emergency and nighttime curfew. (AP Photo/Yuval Chen, Yediot Ahronot, Pool)

ROMA – Dopo dodici anni al potere Benjamin Netanyahu potrebbe lasciare la carica di premier in Israele mentre su di lui pende ancora un processo per corruzione. Artefice del tramonto di Bibi è il suo ex alleato, Naftali Bennet. Il leader del partito di destra Yamina ha annunciato, in un’attesa conferenza stampa, che proverà a formare un governo di unità nazionale con il leader di Yesh Atid, Yair Lapid e la coalizione anti-Netanyahu. “Farò del mio meglio per formare un governo insieme al mio amico Lapid”, ha affermato Bennett spiegando di aver preso la decisione per evitare che il Paese torni al voto per la quinta volta in due anni. I leader hanno tempo fino a mercoledì per finalizzare un accordo che dovrà poi ricevere il via libera dalla Knesset, il parlamento monocamerale di Israele.

L’appello

A niente è servito l’appello lanciato da Netanyahu che fino all’ultimo ha cercato di convincere l’ex alleato a non voltargli le spalle. “Ha tradito la destra israeliana”, ha detto il premier, esortando i nazionalisti a non istituire quello che ha definito un “governo di sinistra” che sarebbe a suo avviso “un pericolo per la sicurezza di Israele, e per il futuro dello Stato”.

Il Likud di Netanyahu è stato il partito che ha ottenuto più voti alle elezioni di marzo e il presidente Reuven Rivlin ha affidato inizialmente l’incarico di formare il governo proprio a Bibi che però non è riuscito a cementare una coalizione per arrivare ai 61 seggi necessari per avere la maggioranza alla Knesset. Il presidente ha quindi affidato l’incarico all’oppositore Lapid che ha portato avanti le trattative, interrotte durante gli 11 giorni di conflitto tra Tel Aviv e Hamas.

L’intesa

Secondo quanto riportano i media israeliani, Bennett e Lapid avrebbero raggiunto un’intesa secondo cui il primo ricoprirà l’incarico di premier fino al 2023 e il secondo fino alle prossime elezioni del 2025. La formazione di una coalizione è tuttavia complicata dall’eterogeneità delle forze di opposizione che vanno da partiti di sinistra a partiti nazionalisti di destra, tra cui appunto Yamina, e molto probabilmente comprenderà anche la Lista araba unita.

Netanyahu vuole disperatamente rimanere al potere mentre è sotto processo e ha usato spesso la sua carica come palcoscenico per raccogliere sostegno e scagliarsi contro la polizia, i pubblici ministeri e i media. Se i suoi avversari non riusciranno a formare un governo, si andrà a nuove elezioni che darebbero un’altra possibilità a Bibi per sperare di avere un Parlamento favorevole a concedergli l’immunità. Altrimenti Netanyahu si troverà nella posizione molto più debole di leader dell’opposizione e potrebbe dover affrontare disordini all’interno del suo stesso partito.

(LaPresse/AP)

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