Milano, 17 mar. (LaPresse) – Il morso dello Squalo nella Città dei Fiori. Vincenzo Nibali firma l’impresa e si porta a casa la Milano-Sanremo, interrompendo un digiuno che per i colori italiani durava dal 2006, quando sul traguardo di Via Roma si impose Filippo Pozzato. Un’azione straordinaria quella del corridore siciliano, scattato sul Poggio, a meno sette dall’arrivo. Avrebbe dovuto lavorare per il compagno di squadra Sonny Colbrelli, invece il fuoriclasse della Bahrain-Merida dopo aver scollinato non si è voltato più indietro. Ed è andato a prendersi uno dei successi più belli in carriera, per uno che appartiene alla ristretta elite dei sei ciclisti capaci di vincere almeno una volta in carriera uno dei Grandi Giri.
Il primo ad essere sorpreso del trionfo ottenuto a Sanremo è proprio il diretto interessato. “Non so nemmeno io quello che ho fatto. Oggi correvamo tutti per Colbrelli. La tattica era che avrei dovuto muovermi nel finale se qualcuno se ne andava – ha rivelato il messinese – Però ho visto che subito si è fatto il vuoto, nella parte più dura ho accelerato un po’ e sono rimasto solo”. Già sul podio nel 2012, Nibali ha sempre strizzato l’occhio alla Classicissima di Primavera. Quest’anno però era arrivato all’appuntamento maggiormente a fari spenti, con l’obiettivo dichiarato di far bene alla Liegi-Bastogne-Liegi, per poi puntare al Tour de France e al Mondiale. “La Milano-Sanremo è sicuramente un’emozione unica – ha ammesso – è una gara che non speravo di poter vincere perché non sono velocissimo, però a volte la fortuna ti sorride”. In questo caso però la buona sorte c’entra poco. Servono gambe, cuore e un grande senso tattico. Proprio per questo, in una classica quasi sempre appannaggio dei velocisti, l’impresa dello Squalo dello Stretto vale doppio. Al punto da meritare i complimenti di Eddie Merckx, il ‘Cannibale’, che nella Città dei Fiori ha alzato le braccia al cielo in ben sette occasioni (record imbattuto e difficilmente avvicinabile). Nibali ha messo in fila Caleb Ewan, che ha regolato il gruppo allo sprint, e Arnaud Demare, terzo. Sesta piazza per il campione del mondo Peter Sagan, il favorito alla vigilia e ancora una volta a bocca asciutta.
“Ho sentito che ero a 20″ e non mi sono mai girato fino all’arrivo. Quando sono arrivato ai 50 metri, visto il vantaggio, ho preso un sospiro per gustarmi la vittoria”, ha raccontato il messinese, che in carriera si è già aggiudicato – per due volte – una classica monumento come il Giro di Lombardia, decisamente più incline tuttavia alle sue caratteristiche di scalatore. A spingerlo poi verso il traguardo di Via Roma, al termine di una corsa lunga 294 km, c’erano due tifose speciali: la moglie Rachele e la figlia Emma. Verso il podio di Sanremo, verso l’inno di Mameli, verso la commozione e il coronamento di un sogno. “Penso di aver fatto qualcosa di importante che mi gusterò piano piano”. Il giusto riconoscimento, anche per uno Squalo da sempre abituato a mordere la strada sui pedali.