Nipoti e fratello portavoce del padrino

GRAZZANISE – Una mafia familiare, dove a rappresentare il cerchio magico sono i parenti stretti. A diffondere le direttive, a tenere i contatti con i referenti del clan degli altri territori, non era direttamente Antonio Mezzero, il capo. Il boss di Brezza, per svolgere queste mansioni, usava, sostiene la Dda di Napoli, i suoi nipoti. Chi sono? Michele e Alessandro Mezzero.

Il primo, stando a quanto afferma l’accusa, vestiva i panni di suo “primo fiduciario”. Si consultava con il padrino con cadenza quotidiana, partecipava alle attività illecite del gruppo e, quando occorreva, svolgeva anche il compito di suo autista, dato che il mafioso era sprovvisto di patente. Diretto collaboratore di Antonio Mezzero era anche Alessandro, figlio del fratello Giacomo Mezzero (non indagato).

Tra le azioni che Alessandro Mezzero avrebbe svolto per conto dello zio Antonio ci sarebbe stata quella di avvicinare potenziali vittime di richieste estorsive. Nell’associazione criminale tracciata dai carabinieri e guidata dal brezzano, avrebbe avuto un ruolo di rilievo pure Giuseppe Mezzero, altro germano di Antonio. Cosa faceva? Partecipava alle riunioni della cosca e teneva anche lui contatti con terzi soggetti, cioè vittime a cui estorcere denaro e altri malavitosi con cui prendere accordi. E, soprattutto, Giuseppe Mezzero avrebbe rappresentato fisicamente il gruppo criminale a Grazzanise e dintorni, dato che il boss Antonio, poco dopo la sua scarcerazione, aveva scelto di spostarsi a S. Maria Capua Vetere. Ai nipoti e al fratello del capocosca è contestato il reato di associazione mafiosa, così come a Davide Grasso, Gianluca Fulgido, Giovanni Diana e Pietro Ligato.

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