No all’aumento dell’Iva per finanziare flat tax e reddito di cittadinanza

Il problema, quindi, è come finanziare queste e le altre misure che il governo ha promesso

Foto LaPresse - Vince Paolo Gerace
di Antonella Scutiero

ROMA (LaPresse) – Nessun aumento dell’Iva per finanziare l’avvio di flat tax e reddito di cittadinanza. A bloccare le voci è il vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio, che parla di “un’altra fake news“. Di vero, invece, c’è che la manovra autunnale sarà delicatissima. E lo dimostra il fatto che la polemica sia iniziata mesi prima rispetto alla presentazione del bilancio in Parlamento, a metà ottobre.

Che il governo sia al lavoro non è un mistero e nemmeno una novità. Visto che entro il 27 settembre dovrà presentare la nota di aggiornamento al Def e il quadro programmatico in cui indicare gli indirizzi di politica economica. Si è trovato “l’accordo sulle linee del quadro programmatico proposte”, ha fatto sapere il ministro dell’Economia Giovanni Tria. “Che confermano la compatibilità tra gli obiettivi di bilancio già illustrati in Parlamento e l’avvio delle riforme contenute nel programma di governo in tema di flat tax e reddito di cittadinanza“.

Il problema è come finanziare queste e le altre misure che il governo ha promesso

Perché nella colonna delle spese ci sono già i 12,5 miliardi di euro per la sterilizzazione delle clausole dell’Iva. Per scongiurare gli aumenti che Di Maio ha assicurato che non ci saranno, almeno 3,5 miliardi di spese indifferibili. Più almeno 4 miliardi di spesa aggiuntiva per interessi e 2,5 miliardi do ricadute sul deficit della minore crescita nel 2018. Cifre che rendono i margini di manovra praticamente inesistenti. Quando invece solo per l’avvio di flat tax e reddito di cittadinanza servono almeno 7-8 miliardi. Un bel problema, a meno di non trattare con l’Europa. Chiaramente, per una maggiore flessibilità, così come fatto negli anni passati dai precedenti governi.

Sul punto è chiaro Matteo Salvini

Se lei mi chiede se vengono prima i parametri o la crescita del paese, io le rispondo: la crescita“, ha detto in un’intervista al Foglio. “Gli altri paesi europei, dalla Francia alla Germania alla Spagna, li hanno già ampiamente superati. Di deficit, surplus e via discorrendo se ne sono serenamente fregati. Noi cerchiamo di essere più bravi ma prima vengono la crescita, il benessere, la felicità“. Parole che rischiano di far scattare il campanello d’allarme di Bruxelles, ma a rassicurare interviene Di Maio: “Non c’è bisogno di nessuno strappo con l’Ue. Ma un dialogo incisivo e sincero per riuscire a ottenere delle cose“, ha detto durante la visita a Fabriano.

Due le emergenze secondo il vicepremier: il livello di tassazione sulle imprese. “E quindi la flat tax bisogna farla“, ha specificato. Poi ci sono i “5 milioni di persone in povertà assoluta: il reddito di cittadinanza è un’emergenza che dobbiamo assolutamente portare avanti perché realizzare il reddito di cittadinanza significa sia combattere la povertà, sia dare nuovi posti di lavoro, sia rilanciare i consumi per le piccole e medie imprese italiane“.

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