NAPOLI (Gennaro Scala e Achille Talarico)– “Mi stanno massacrando, io con questa storia non c’entro nulla”. Ha respinto con decisione tutte le contestazioni Armando Del Re, il 29enne delle Case Nuove accusato di tentato omicidio avendo sparato – secondo la Procura di Napoli – contro Salvatore Nurcaro, vero obiettivo dell’agguato e di aver colpito per errore la piccola Noemi e sua nonna Immacolata.
L’interrogatorio
Davanti al gip del tribunale di Siena Alessandro Buccino Grimaldi, che prima di approdare nella città del Palio aveva ricoperto lo stesso incarico a Napoli Nord, ha negato gli addebiti nel corso dell’udienza di convalida del fermo. Difeso dal suo legale di fiducia, l’avvocato Claudio Davino, l’uomo – formalmente incensurato – ha risposto per oltre due ore alle domande. Il 29enne ha descritto in toto ciò che ha fatto nel giorno della sparatoria a piazza Nazionale: il pranzo a casa, l’uscita al bar e il controllo dal podologo. Due giorni dopo è stato sentito come persona informata sui fatti in Questura dove aveva già ribadito la sua estraneità alla vicenda.
Un dettaglio fondamentale che avrebbe portato a rintracciarlo sono le cifre – quattro – della targa di un motociclo, forse un Benelli, che una donna avrebbe visto allontanarsi dal luogo degli spari con in sella una persona di corporatura robusta è vestita di nero, cappello compreso. Il verbalizzante, però, avrebbe omesso di inserire nella nota il nome della testimone, che è rimasta così fonte non verificabile, non verificata ed ignota.
In quei giorni, oltretutto, compreso quel famigerato venerdì 3 maggio, lui è stato anche ripreso dalle telecamere degli accertamenti stradali a bordo della sua moto. Del Re ha spiegato di non avere nulla da temere e perciò è rimasto a Napoli, partito l’altro ieri di mattina con la madre e la sorella alla volta di San Gimignano, dove si sarebbe dovuto recare per un colloquio con il padre in carcere. Non una fuga, dunque. Armando Del Re, all’interno del carcere di Santo Spirito, ha spiegato in soldoni di non essere il ‘mostro’ che l’opinione pubblica sta crocifiggendo mediaticamente.
Le decisione del gip
Il gip si è riservato in merito alla convalida del fermo: la decisione dovrebbe arrivare nella giornata di domani. Una vicenda, quella che ha portato all’esecuzione del decreto di fermo, che investigativamente presenta alcuni punti ancoraa opachi. Perché tutto parte da un’indagine parallela a quella dell’agguato in piazza Nazionale. Un’indagine su Del Re e altri soggetti, in virtù della quale era iniziato un lavoro di intercettazione. Proprio da una di queste conversazioni sarebbe emersa l’ipotesi che Armando Del Re e l’uomo nero potessero essere la stessa persona. Non c’è solo questo dettaglio, naturalmente.
Il 28enne delle Case Nuove, alcuni giorni fa, era stato chiamato in questura. Gli agenti gli hanno fatto alcune domande, poi lo hanno fatto camminare. L’elemento era utile per la comparazione fisiognomica con le immagini registrate dalle tre telecamere in piazza Nazionale. Quell’andatura pesante, sgraziata, sarebbe apparsa compatibile con quella del 28enne accusato dell’agguato ai danni di Salvatore Nurcaro. Dopo quell’incontro sarebbero iniziate le telefonate e qui sarebbe emersa anche la presunta responsabilità del fratello Antonio, nei confronti del quale è stato eseguito un decreto di fermo per aver fornito “supporto logistico” ad Armando.
L’indagine continua perché manca un elemento fondamentale, o meglio, non ancora chiaro. Parliamo del movente sul quale potrebbe fare chiarezza l’obiettivo dell’agguato, Salvatore Nurcaro, attualmente ricoverato al Loreto Mare, nel momento in cui sarà possibile per gli inquirenti ascoltarlo. La caccia all’uomo è partita subito e si è allargata a macchia d’olio ora dopo ora. Se il cerchio si è chiuso definitivamente lo sapremo nelle prossime ore.
L’uomo chiave
L’uomo chiave di tutta questa vicenda è lui, Salvatore Nurcaro, il 31enne di San Giovanni a Teduccio ritenuto il reale obiettivo del raid in cui è rimasta ferita la piccola Noemi lo scorso 3 maggio. Uomo chiave, sì. Perché non è stato ancora ascoltato dagli inquirenti e, in base a quanto racconterà in un suo imminente confronto, potrebbe cristallizzare le posizioni accusatorie nei confronti dei fratelli Armando e Antonio Del Re.
Per stringere il cerchio attorno al 29enne e al 18enne, sono state fondamentali alcune intercettazioni già in corso sui due indagati. Poi ci sono state le immagini delle telecamere di videosorveglianza, infine i racconti di chi c’era, di chi non ha taciuto. Di chi, dopo quell’agguato, ha raccontato quello che sapeva. Manca ancora qualcosa. Parliamo del movente dell’agguato. Perché Salvatore Nurcaro era finito nel mirino? E’ questo che potrebbe chiarire il 31enne. In attesa del confronto con il 31enne, gli inquirenti stanno lavorando in questa direzione anche attraverso le tre perizie disposte. Il primo sul telefonino di Nurcaro, il secondo è relativo ai rilevi dattiloscopici sulla Toyota Yaris del 31enne ferito. Per il terzo è stato nominato un perito che si occuperà dell’analisi informatica sul cellulare di Nurcaro. “Si tratta degli accertamenti disposti dalla Procura – ha spiegato l’avvocato del 31enne Antonio Iavarone, legale di Nurcaro – Abbiamo partecipato all’accertamento, ma non abbiamo nominato un perito di parte”.
Il legale di Nurcaro: “La camorra non c’entra”
Tra le varie ipotesi al vaglio circa il movente che ha portato al ferimento di Nurcaro, il legale esclude la pista camorristica. “Neanche la famiglia riesce a capire bene perché volessero ucciderlo”. Sì, perché Nurcaro ha alle spalle un solo precedente per bancarotta. Proprio la mattina del 3 maggio si era recato presso la caserma pastrengo per ritirare un documento inerente al processo che lo vede imputato a Nola. Le sue parole potrebbero aiutare a capire il motivo per cui qualcuno avrebbe potuto volere la sua morte. Raggiunto da sei proiettili, è ancora ricoverato all’Ospedale del Mare. Fuori pericolo ma in prognosi riservata, proprio come la piccola Noemi.