MUGNANO – Un controllo di routine, uno di quelli che riempiono le giornate delle pattuglie senza far presagire nulla di eclatante, si è trasformato in un sequestro di armi clandestine che ha scosso la comunità di Mugnano. Tutto è iniziato in un bar di via Chiesa, un locale dal nome che richiama atmosfere internazionali – una nota discoteca di Ibiza e con un logo che sembra uscito fuori da coffee shop olandesi – situato proprio di fronte al Municipio, lungo la strada che conduce al Santuario di San Biagio Vescovo e Martire, patrono della città. Un luogo apparentemente tranquillo, frequentato soprattutto da giovanissimi. E’ sera quando i carabinieri della compagnia di Marano varcano la soglia del locale, inserito nella lista dei controlli programmati. L’atmosfera si incrina all’istante: basta lo sguardo alle prime uniformi per rendersi conto che due ragazzi, seduti a un tavolino, non la prendono con la giusta serenità.
Si agitano, si scambiano occhiate nervose, quasi volessero svanire nella folla. I militari li avvicinano. Uno dei due ha solo 18 anni. A tradirlo è un dettaglio minuscolo, ma decisivo: dalle tasche spunta qualcosa di scuro e metallico. E’ un caricatore. Un caricatore pieno di proiettili,
pronto per essere agganciato a una pistola. Per il giovane scattano immediatamente le manette. L’amico, invece, non ha nulla addosso e viene lasciato libero dopo il controllo. Le indagini procedono rapide. I carabinieri perquisiscono il veicolo del 18enne e trovano un passamontagna e una chiave modificata con una lama nascosta. Oggetti che non promettono nulla di buono. Ma è nella sua abitazione, o meglio nel box auto di sua pertinenza, che il quadro si fa davvero inquietante. All’interno del garage emergono tre fucili semiautomatici da caccia, tutti calibro 12, perfettamente funzionanti e pronti a sparare. Non armi qualsiasi, ma pezzi provento di un furto denunciato nell’ottobre scorso a Foggia.
Un arsenale completo, nascosto con cura. Il ragazzo – identificato come Simone Botti, incensurato – viene arrestato. Per lui l’accusa è pesante: detenzione illegale di armi clandestine. La sua giovane età e l’assenzadi precedenti non placano le domande degli investigatori, che ora stanno scavando nelle sue frequentazioni. Non si esclude che il 18enne possa aver gravitato attorno a coetanei legati alla criminalità locale, in particolare all’orbita del clan Amato-Pagano, che negli anni ha mantenuto una forte influenza nella zona. E’ una pista, nulla di più, suggerita anche da alcuni indizi che provengono dai social, dove – tra un commento e l’altro – campeggiano spesso bandiere della Spagna, marchio di fabbrica degli ‘scissionisti’ su internet, un chiarissimo riferimento all’altro soprannome della cosca: gli ‘spagnoli’, dal Paese iberico nel quale i boss degli Amato-Pagano sono soliti operare (soprattutto nel settore del narcotraffico) e nascondersi durante i periodo di latitanza.
Come ricorda la legge, il giovane è da considerarsi innocente fino a sentenza definitiva. Ma la scoperta, nata da un semplice controllo in un bar, svela una trama più ampia e preoccupante. Un reticolo di relazioni e attività che potrebbe coinvolgere altri ragazzi, forse affascinati da
un mondo criminale che promette scorciatoie e prestigio, ma che conduce quasi sempre verso un’unica direzione: quella di un futuro spezzato. Il sequestro delle armi rappresenta un colpo importante per la sicurezza del territorio. E il caso, ancora in pieno sviluppo, potrebbe far luce su dinamiche sotterranee che coinvolgono una parte della gioventù locale. Un segnale forte: anche dietro la normalità apparente di un bar affollato può nascondersi un intero arsenale pronto a essere impiegato.






















