CASTEL VOLTURNO – Ancora violenza, e ancora una volta a esserne protagonisti sono i giovani. Lo scorso settembre il litorale domizio è tornato nel vortice della cronaca nera per l’ennesimo episodio di brutalità: un minore, ospite di una comunità alloggio, è stato accerchiato e pestato da un gruppo di ragazzi nei pressi del distributore Eni sulla Domiziana (all’altezza di via Settembrini – nella foto). Una violenza esplosa per futili motivi e degenerata in un’aggressione a sfondo razziale, tra insulti, minacce di morte e colpi sferrati anche con caschi. Ora l’indagine, condotta dal commissariato di polizia di Castel Volturno e coordinata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, guidata da
Pierpaolo Bruni, ha portato a un’ordinanza di custodia cautelare per due indagati. L’inchiesta ha coinvolto anche altri tre minorenni, ma la loro posizione è al vaglio del Tribunale per i minorenni di Napoli. Gli arrestati sono Gennaro Civiterano, 18 anni, e Giuseppe D’Angelo, 29 anni, entrambi di Castel Volturno. Il provvedimento è stato emesso nelle scorse ore dal giudice per le indagini preliminari Angela Mennella del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.
Ai due è contestata, in concorso con altri soggetti minorenni, la partecipazione al brutale pestaggio avvenuto la sera del 14 settembre 2025 nei pressi del distributore Eni sulla via Domiziana. Rispondono, nel dettaglio, dei reati di minacce, rapina e lesioni personali, aggravati dalla finalità di discriminazione, odio etnico e razziale. Le condotte contestate comprendono minacce di morte con arma puntata, percosse ripetute con calci e pugni, l’uso di caschi come strumenti di offesa e lo strappo violento di una catenina d’argento indossata dalla vittima. La vittima, stando a quanto ricostruito dai poliziotti del commissariato, mentre rientrava alla comunità alloggio in cui risiede, sarebbe stata dapprima insultata con frasi a sfondo razzista, quindi accerchiata da più persone arrivate su scooter e su un’autovettura (una Fiat Panda rossa). Uno dei partecipanti avrebbe estratto e puntato una pistola (successivamente risultata con cartucce a salve, nella disponibilità del
minorenne coinvolto), minacciando di “ammazzare” la persona offesa. La vittima ha poi subito molteplici per- cosse, un colpo alla nuca con
un casco e la frattura dell’osso nasale, con prognosi di trenta giorni. Al termine dell’aggressione la collanina sarebbe stata sottratta con violenza.
A puntellare la tesi dell’accusa è stata la denuncia-querela presentata dalla vittima, i riscontri ospedalieri, le individuazioni fotografiche eseguite dalle persone offese e dai testimoni, i rilievi dei sistemi di videosorveglianza e gli accertamenti sulle targhe, che avrebbero ricondotto alla presenza, nelle fasi successive all’evento, di alcuni veicoli collegati agli indagati. Nell’abitazione di un soggetto minorenne sono state trovate e sequestrate due cartucce a salve, due caschi e indumenti compatibili con le immagini acquisite. La Procura e la polizia giudiziaria sottolineano la gravità delle minacce pro- nunciate — anche a sfondo razziale — e l’impiego di un’arma (sebbene si tratti di cartucce a salve), nonché la dinamica del branco e la finalità discriminatoria che aggravano i reati contestati.
Va ricordato che, come previsto dal principio costituzionale, gli indagati sono da considerarsi innocenti fino a sentenza irrevocabile. Le misure cautelari rispondono alla valutazione del giudice circa il pericolo di reiterazione del reato, la gravità indiziaria e le esigenze cautelari; non costituiscono una dichiarazione di colpevolezza definitiva. Il caso riapre il capitolo sulla deriva di violenza giovanile che da tempo preoccupa il litorale domizio: episodi analoghi, negli ultimi anni, hanno evidenziato la necessità di interventi non solo repressivi ma anche di prevenzione sociale, educazione e supporto alle famiglie e alle comunità.
            


















