NOMI. Frattamaggiore, pizzo al titolare di un bar: 5 arresti tra boss e gregari del clan Orefice

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Michele e Luigi Orefice

FRATTAMAGGIORE – La polizia di Stato ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di sei persone gravemente indiziate, a vario titolo, di estorsione tentata e consumata aggravata dal metodo mafioso. Il provvedimento è stato emesso dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Procura Distrettuale partenopea, a seguito delle indagini condotte dalla Squadra Mobile (agli ordini del
vicequestore Antonio Serpico) di Napoli e dal commissariato di Frattamaggiore. Le attività investigative hanno fatto emergere una rete estorsiva attiva tra la fine del 2021 e luglio scorso, diretta ai danni del titolare di un bar di Frattamaggiore. I responsabili, riconducibili al clan Orefice, avrebbero imposto il pagamento del cosiddetto “pizzo” inizialmente fissato a 6mila euro annui, suddivisi in tre rate corrispondenti a Natale, Pasqua e Ferragosto, successivamente ridotto a 1500 euro. Nell’ultimo anno, l’imprenditore aveva rifiutato il pagamento, subendo
minacce con arma da fuoco.

Tra i destinatari della misura cautelare figurano Michele Orefice, 46 anni, noto negli ambienti criminali come “nir nir”, suo figlio Luigi, 20 anni, Pasquale Pezzullo, 29 anni, Carlo Vitale, 29 anni, e Salvatore Attanasio, 38 anni. Per Michele e Luigi Orefice si tratta di una nuova tegola giudiziaria: entrambi erano già noti per il loro coinvolgimento come mandanti nel tentato omicidio di Luca Di Stefano, titolare della
ristopescheria “Il Sole di Notte” di Sant’Antimo, noto anche sui social. Il tentato omicidio risale al 13 maggio scorso. La vittima era stata colpita alla mano da un uomo a volto coperto, identificato poi come Pietro D’Angelo, 23 anni, che dopo aver costretto i clienti a lasciare il lo-
cale, aveva esploso diversi colpi contro il ristoratore. La prontezza di riflessi di Di Stefano, che aveva reagito lanciando tavolini contro l’aggressore, aveva evitato conseguenze peggiori.

Le indagini hanno inoltre chiarito il ruolo di Michele e Luigi Orefice nell’organizzazione del raid e in un precedente pestaggio ai danni di una giovane donna di Grumo Nevano, ex amante di Michele Orefice. Proprio grazie a intercettazioni telefoniche – in cui il boss detenuto commentava compiaciuto la violenza subita dalla donna – gli inquirenti hanno potuto ricostruire la catena di responsabilità: Michele Orefice ha impartito gli ordini, Luigi ha gestito la logistica dell’agguato e D’Angelo ne è stato l’esecutore materiale. Il provvedimento cautelare eseguito contro i cinque indagati rientra nella fase preliminare delle indagini; gli indagati sono, fino a sentenza definitiva, presunti innocenti. La nuova accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso si aggiunge a un lungo elenco di reati contestati al clan Orefice, rafforzando la pressione della Procura sulla criminalità organizzata dell’area nord di Napoli.

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