Nord Corea, quale sede per summit Trump-Kim? Le ipotesi

Il presidente americano, Donald Trump, ha detto che cinque luoghi vengono valutati come possibili sedi del suo vertice con il dittatore nordcoreano Kim Jong-un, che dovrebbe svolgersi “entro giugno o prima”. Non ha tuttavia detto quali siano questi siti, e circolano di conseguenza varie ipotesi, tra cui le seguenti.

– Il villaggio di Panmunjom, al centro della Zona demilitarizzata (DMZ) che divide le due Coree e soprannominato il ‘villaggio della tregua’, è uno dei possibili scenari del futuro vertice. Il 27 aprile ospiterà l’incontro fra Kim e il presidente sudcoreano Moon Jae-in. Offre accesso a entrambe le parti e alta sicurezza, ma fonti diplomatiche sottolineano che non sarebbe adatto a causa dell’incidente ‘Axe murder’, o del pioppo, in cui due militari americani intenti a tagliare un albero che ostacolava la vista agli osservatori Onu furono uccisi dai militari nordcoreani. Contesto che non piace a Washington, mentre il luogo è anche il più chiaro simbolo della divisione della penisola.

– La capitale nordcoreana Pyongyang porterebbe alla spettacolare scena della discesa di un presidente americano su suolo nordcoreano, all’arrivo all’aeroporto dove Kim a settembre ha assistito al lancio di un missile. Anche il viaggio in auto di Trump attraverso la piazza Kim Il Sung sarebbe un momento storico e di grande impatto mediatico. Certamente, questo solletica la propensione per i gesti plateali dei due leader. Tuttavia, questa scelta darebbe alla Corea del Nord troppo controllo sull’organizzazione e sulla gestione del summit, oltre a conferire al regime un’immagine di credibilità e di potenza militare. Inoltre, sarebbe come dare una ‘gratificazione’ a Kim prima ancora che gli Usa ritengano di aver raggiunto qualche risultato.

– La sorella del leader nordcoreano, Kim Yo Jong, è stata a Seul quest’anno, come inviata alle Olimpiadi invernali in Corea del Sud. Un viaggio che aveva creato un turbinio di diplomazia nella penisola. Se Kim andasse a Seul, si tratterebbe di un gesto altamente simbolico, che rischierebbe però di essere molto controverso nel suo impatto sulla politica sudcoreana. Metterebbe inoltre Kim molto più al centro dell’attenzione di Trump, cosa che la Casa Bianca vuole evitare, anche perché potrebbe distrarre dai negoziati.

– Trump e Kim hanno entrambi visitato Pechino negli ultimi sei mesi. Tuttavia, un vertice nella capitale cinese sarebbe pieno di complicazioni: la Cina è stata coinvolta nella Guerra di Corea, quando le sue forze salvarono il nonno di Kim, Kim Il Sung, dalla disfatta, ed è firmataria dell’armistizio che fermò i combattimenti. Pechino è stata a lungo la principale alleata e fonte di commercio e aiuti per Pyongyang, e mentre la relazione si è raffreddata di recente, Kim è stato in Cina lo scorso mese nella sua prima visita oltremare da quando ha preso il potere nel 2011, per omaggiare il presidente Xi Jinping. Un vertice a Pechino potrebbe dare troppa influenza a Xi, che potrebbe attribuirsi l’eventuale successo dei colloqui. Inoltre, le autorità cinesi sono note per imporre rigidi e intrusivi controlli e per limitare l’accesso ai media negli eventi internazionali nel loro territorio, e questo potrebbe ridurre l’impatto del vertice sullo scenario mediatico internazionale. Scenario che nessuna delle due parti vuole.

– La capitale mongola Ulan Bator può essere raggiunta per via aerea o terrestre dalla Corea del Nord, inoltre ha legami sia con Pyongyang sia con Washington. Nel 2013 l’allora presidente mongolo Cahiagijn Elbegdorz andò in visita in Corea del Nord, mentre circa 1.200 nordcoreani lavorarono nel Paese prima che lo scorso anno le regole legate alle sanzioni del Consiglio di sicurezza Onu li costringessero ad andarsene. Ulan Bator ha firmato vari accordi economici con Washington e l’esercito americano co-sponsorizza le esercitazioni di peacekeeping annuali Khaan Quest in Mongolia.

– Tra le altre possibili sedi in Asia c’è Singapore, dove Xi e il presidente taiwanese Ma Ying-jeou si sono incontrati nel 2015, nel primo incontro tra i leader di Pechino e Taipei dalla separazione alla fine della guerra civile nel 1949. Possibile inoltre anche il Vietnam, Stato comunista le cui relazioni con gli Usa sono migliorate dalla fine della guerra nel 1975, con un’economia in rafforzamento negli ultimi anni.

– La storia personale di Kim e il fatto che sia solito usare aerei per spostarsi (a differenza del padre Kim Jong Il, che aveva paura di volare) fanno sì che non sia esclusa dalle ipotetiche sedi anche la Svizzera. Qui Kim ha studiato negli anni ’90, tra cui alla International School of Berne, e quindi ha familiarità con il Paese, che mantiene la sua neutralità e ospita un’ambasciata nordcoreana.

– Lo scorso mese funzionari di alto rango norcoreani sono stati in Svezia e Finlandia. Il ministro degli Esteri Ri Yong Ho è stato a Stoccolma, delegati nordcoreani sono stati a Helsinki. La Norvegia aveva ospitato alti funzionari di Pyongyang l’anno scorso. La Svezia ha molte volte ricoperto il ruolo di mediatrice tra gli Usa e il regime, e la sua missione in Corea del Nord è stata la prima ambasciata occidentale istituita nel Paese, nel 1975.

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