Nubifragio mette in ginocchio Napoli: una voragine nel quartiere Vomero

Strada allegata a Napoli

Nubifragio mette in ginocchio mezza Napoli. Strade come fiumi e nel quartiere Vomero collassa letteralmente via Pietro Castellino: una voragine taglia in due l’asfalto. In poche ore accade di tutto. Zone come la stazione centrale, via Pietro Castellino e via San Giacomo dei Capri e piazza Cavour sommerse dall’acqua. Un disastro per auto e pedoni. Molti tratti impraticabili. Ma la situazione peggiore è stata registrata al Vomero, dove le forti piogge hanno fatto cedere il manto stradale in via Pietro Castellino, probabilmente per i tombini piombati. Paura tra gli automobilisti. Un vero nubifragio si è abbattuto sulla città, con danni dal centro alla periferia.

Nel quartiere Bagnoli alcuni alberi sono stati abbattuti dalle raffiche di vento. E anche all’interno dei bus di linea la pioggia non ha trovato resistenze, come su quello della linea 184. Una storia vista e rivista: strade come fiumi in piena e che cedono, alberi che crollano e pioggia che cade all’interno dei bus.

Qui in molti hanno pensato che nemmeno San Gennaro sia riuscito ad evitare che il nubifragio andato avanti per più di un’ora giovedì sera arrecasse troppi danni. Anche in provincia non è andata meglio. A Marano le strade sono diventate impossibili da percorrere con l’acqua che portava alla deriva i bidoni dei rifiuti che hanno invaso la carreggiata. “Stamattina (ieri, ndr) a via Pietro Castellino è stato completato l’intervento di ripristino del tratto ceduto a causa della pioggia – spiega il consigliere municipale di Europa Verde Rino Nasti – stanno aspettando l’arrivo del bitume per ripristinare la percorribilità e quindi contestuale riapertura della importante arteria del quartiere. Sono venuti alla luce tombini tombati”.

“Ripetiamo le stesse cose, lanciamo gli stessi allarmi, facciamo la conta dei danni ogni volta che affrontiamo il maltempo – scandisce il deputato Francesco Emilio Borrelli – e ancora lo faremo, quest’autunno, in inverno, nei prossimi anni, finché davvero non si deciderà di porre rimedio. Bisogna innanzitutto partire da ciò che è più facile ed immediato, ossia la manutenzione e la pulizia ordinaria delle caditoie che invece risultano completamente intasate e non riescono a svolgere la funzione per la quale sono state concepite, ovvero far defluire l’acqua piovana. Poi occorre un piano di intervento nazionale per la messa in sicurezza del territorio e la riduzione dei rischi idrogeologici visti i cambiamenti climatici in corso. Non vorremmo dover passare dalla conta dei danni a quella dei morti. Non è essere catastrofistici ma obiettivi e responsabili”.

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