CASERTA - Del Movimento 5 Stelle che puntava sull’uno vale uno resta un ricordo sbiadito. In questo momento vige la regola dell’uomo solo al comando. Luigi Di Maio, capo politico dei grillini, nonostante gli errori fatti e la crisi esistenziale generata nel Movimento con scelte come l’alleanza con la Lega prima e quella col Pd poi, resta al suo posto e conta più degli altri. A parlare dell’attuale quadro politico con Cronache è la senatrice Paola Nugnes, ex pentastellata ora iscritta al gruppo misto.
Onorevole guardando ai fatti e all’alleanza col Pd che ha sostituito la Lega come partner di governo sembra lei sia stata ‘profeta in patria’: è così?
Non è questa la conformazione ideale, ma è sicuramente meglio della precedente e del sovranismo di destra.
Quale sarà il suo atteggiamento rispetto al governo giallo-rosso?
Io sono legata al programma del Movimento perchè è stato elaborato nei 5 anni della XVII legislatura e negli anni dell’attivismo. Il M5S con il nuovo statuto ha abiurato al precedente con regolamenti interni che hanno ribaltato i rapporti. Adesso c’è una gerarchia interna inaccettabile e c’è stato l’ingresso della Casaleggio. Il partito di Di Maio, che non è più il Movimento, non ha la mia simpatia ma è portatore di un programma a cui mi sento fedele. Ho dato fiducia al governo Conte bis perchè credo che le due forze politiche si siano date un programma condivisibile, sicuramente con toni diversi rispetto al contratto di governo con la Lega che avevi grandi divergenze tra un titolo e un altro. Questo è un programma più di visione. Ciò non toglie che sarò molto critica sulle cose da fare, ad esempio sul decreto clima che sembra sia stato frenato. Sull’ecologia, per esempio, non si può frenare.
Quando parla del partito di Di Maio sembra quasi abbia fiducia nel Pd rispetto al Movimento, è così?
No non ho fiducia nel Pd, ma in alcune persone diversamente posizionate si. Ci sono bellissime persone tra i 5 Stelle che sono portatrici di idee e che possono fare la differenza, ma anche nel Pd è così.
Ci sono anche esponenti renziani?
Renzi ha creato due avamposti, il primo nel Pd quando è nato il governo e il secondo con la scissione e la creazione del suo partito che si fonderà con parti di Fi. Si tratta di mettere insieme visioni che non abbiamo mai condiviso e che non condividiamo. Per questo temo che sarà difficile attuare le cose programmate.
Ha già avuto modo di esprimersi in maniera critica rispetto alla piattaforma di Casaleggio. Cosa non la convince di Rousseau?
Quando un partito deve fare un sondaggio interno va bene qualunque cosa, anche se si telefonano tra loro, più è partecipato e meglio è. Ma se un partito deve rivolgersi alla popolazione per decidere cos’è che ricadrà no sulla vita del paese non può usare una piattaforma privata e poco trasparente che consente una bassa partecipazione ed è condizionabile. Sulla piattaforma votano in pochi, ma la scelta è vincolante per i parlamentari, manca accesso alle informazioni e dibattito. La democrazia diretta non può prescindere dall’elaborazione del pensiero, serve una discussione per elaborare la propria posizione, la dialettica serve ad allargare la questione. Su questo c’è mistificazione e propaganda, mi rifaccio ad una frase di Gianroberto Casaleggio, lui diceva che: “Il Confine tra la democrazia diretta con internet e il controllo del consenso è labilissimo”. In questo caso si è andati verso il controllo. Le domande dei sondaggi sono suggestionate, partecipano solo i fedelissimi del capo oltre ad una parte limitata degli iscritti. Tutti condizionati dal pensiero del capo politico proprio perchè manca il dibattito. La posizione viene espressa per affiliazione.
Guardando dall’esterno, qual è il problema principale del Movimento in questo momento? Il partito di Di Maio non ha strutture intermedie di rappresentanza e quando hai tante istanze diverse da gestire e in capo unico non puoi che chiudere tutto in un sacco e tenerlo chiuso, stretti, dalla cima. C’è un partito non democratico, c’è un unico vertice con uno che decide su tutti e può cambiare le liste, può valutare quando fare i sondaggi e anche far rifare le votazioni. In pratica è un padrone unico.
C’è possibilità che lei rientri nel Movimento? A quali condizioni?
Solo se si creasse una scissione come si è fatto nel Pd. Se un capo carismatico facesse un’azione come quella fatta da Renzi. Questo è l’unico modo per rientrare in quello che sarebbe un altro Movimento 5 Stelle, non il partito di Di Maio. Qualcuno ha preso il timone in mano e non lo molla invece sarebbe giusto liberare le energie con una scissione da parte delle forze a cui non sta bene quello che è stato portato avanti negli ultimi tempi. Ma questo non avverrà.
L’intervista. Nugnes: altro che Di Maio leader, nel Movimento serve una scissione
“Su Rousseau poca trasparenza e ancora meno partecipazione”