MILANO – Nuove proteste sono in programma in Venezuela sabato contro il presidente Nicolas Maduro, mentre vari esponenti dell’opposizione sono in carcere o rifugiati in ambasciate straniere nella capitale. Lo stesso leader dell’opposizione e presidente ad interim autoproclamato, Juan Guaidò, ha annunciato le nuove manifestazioni. Scrivendo su Twitter: “La dittatura disperata nel peggior momento della sua storia tenta di minacciare e seminare paura con il terrorismo di Stato. Ma non ci è riuscita, non ci riuscirà, solo alimenta la certezza che la sua fine si avvicina”.
Arrestato il braccio destro di Guidò
Intanto, la Corte suprema citata da AFP ha fatto sapere che il vice presidente dell’Assemblea nazionale, Edgar Zambrano, è detenuto nel più grande carcere militare della capitale, Fort-Tiuna. Il braccio destro di Guaidò è stato arrestato mercoledì per aver partecipato alla tentata sollevazione del 30 aprile contro Maduro. Quando l’opposizione ha tentato di convincere l’esercito a ribellarsi. Zambrano, ha detto la Corte suprema parlando di una sentenza emessa da un tribunale di grado inferiore, è accusato di alto tradimento e cospirazione per la partecipazione “attiva” alla sollevazione.
Nuova ondata di proteste in Venezuela
Zambrano è uno dei 10 incriminati per partecipazione alla fallita rivolta. Tre deputati, Richard Blanco, Mariela Magallanes e Americo De Grazia, hanno cercato rifugio nelle ambasciate straniere, altri rischiano l’arresto. Blanco è andato in quella dell’Argentina, Magallanes e De Grazia in quella italiana. La Farnesina ha confermato la presenza dell’ultimo, sottolineando che è “una delle sette persone legittimamente elette all’Assemblea nazionale. E nei confronti delle quali, nonostante l’immunità parlamentare, è stato avviato un procedimento giudiziario suscettibile di determinarne l’arresto”. Per Guaidò, Maduro vuole smantellare il Parlamento, l’unica istituzione nazionale controllata dall’opposizione: “Se possiamo parlare di golpe in Venezuela, è questo”.
Riapre la frontiera con il Brasile
Intanto, il vice presidente Tareck El Aissami ha annunciato la riapertura della frontiera terrestre con il Brasile. E di quella marittima con l’isola olandese di Aruba (restano chiuse quelle con la Colombia e le isole Bonaire e Curaçao). I confini erano stati chiusi dopo il tentativo dell’opposizione di far entrare gli aiuti umanitari stranieri, in particolare statunitensi. Era successo a febbraio, il mese dopo che Guaidò si era dichiarato presidente ad interim sfidando l’autorità di Maduro. E incendiando la crisi politica nel Paese.
L’appello al premier Conte
La sua autoproclamazione era stata appoggiata da una cinquantina di Paesi, in primis gli Usa. L’oppositore ha lanciato un nuovo appello all’Italia, rivolgendosi al premier Giuseppe Conte sulla La Stampa. “Vorrei parlare con Conte, se è interessato a capire l’emergenza. Questo ormai è terrorismo di Stato contro il Parlamento, che l’Italia riconosce”, ha affermato. Dicendo di non escludere di ricorrere all’articolo 187 della Costituzione per chiedere l’intervento militare esterno: “È una possibilità. La strada che abbiamo indicato è quella delle elezioni, però la gente soffre e dobbiamo considerare tutto con responsabilità”.
(LaPresse/di Agnese Gazzera)