Nuovi dettagli sull’inchiesta su Magliocca: l’ex presidente della Provincia di Caserta accusato dai suoi dirigenti. Palmieri: ‘Fu lui a indicarmi la ditta Rosato’. Baldo: ‘Mi presentò la società nel 2023’

CASERTA – Un intreccio malato tra mondo del pallone e quello degli appalti pubblici: e a mischiarli, violando la legge, secondo la Procura di Santa Maria Capua Vetere, sarebbe stato Giorgio Magliocca. Ipotesi investigativa messa nero su bianco dai carabinieri di Aversa, coordinati dai pm Giacomo Urbano e Gerardina Cozzolino. Una tesi, figlia di un’indagine iniziata nel 2023 e ancora in corso, che a fine ottobre ha fatto scattare perquisizioni a case e uffici di Magliocca e di altre 11 persone. Sequestrare telefonini, computer, pendrive e documenti vari per consentire agli investigatori di analizzare il loro contenuto è stato solo uno degli obiettivi di quel blitz. L’iniziativa della Procura, diretta da Pierpaolo Bruni, era tesa anche ad avviare (almeno tentarci) un confronto con alcuni degli inquisiti. Speranza rivelatasi non vana, dato che il confronto effettivamente c’è stato e ciò che hanno riferito ai pm ha dato sostegno all’ipotizzato schema corruttivo da loro tracciato.
Giorgio Magliocca, da presidente della Provincia di Caserta e sindaco di Pignataro Maggiore, avrebbe spinto alcuni imprenditori a sponsorizzare le squadre di calcio dove giocava uno dei suoi figli. Se sborsavano denaro con facilità è perché, stando all’accusa, sapevano che successivamente sarebbero stati ricompensati dal politico. Come? Ottenendo per le loro società lavori commissionati propprio da Provincia o Comune. Insomma, sintetizzando, ben volentieri avrebbero versato quattrini ai team indicati da Magliocca per poi ritrovarsi aggiudicatari, senza patemi, di appalti pubblici. Se la ricostruzione fatta da carabinieri e pm fosse giusta, questo marchingegno per funzionare aveva bisogno, però, di altre figure essenziali (il politico e l’imprenditore non bastavano). Quali? I dirigenti chiamati a gestire gli appalti. E la Procura, infatti, nell’elenco degli indagati ha inserito pure Gerardo Palmieri, guida del settore Viabilità e Trasporti della Provincia di Caserta, e Marcello Baldo, responsabile dell’ufficio Tecnico di Pignataro Maggiore. Senza di loro, Magliocca, stando all’ipotesi investigativa, non avrebbe potuto garantire i lavori agli imprenditori che avevano sovvenzionato le squadre di calcio a lui care. Insomma, si tratta di ruoli cardine del presunto sistema corruttivo. E i due, lo scorso novembre, a circa un mese dalla perquisizione subita, hanno scelto di confrontarsi con i quesiti dei pm Cozzolino e Urbano.

Palmieri ha esordito nell’interrogatorio con i magistrati raccontando di come si era concretizzato il suo arrivo in Provincia: un trasferimento reso possibile con la procedura del ‘comando in entrata’ che gli aveva permesso di lasciare il ruolo di dirigente dell’area manutenzione dell’ospedale Santobono di Napoli. Un cambio di cui aveva bisogno per delicate questioni familiari.
Palmieri è accusato di concorso in corruzione perché, dice la Procura, avrebbe affidato, su indicazione di Magliocca, l’appalto per la manutenzione e messa in sicurezza della strada provinciale 210 San Leucio – Castelmorrone alla ditta Rosato Costruzioni di Cosimo Rosato (anche lui indagato per corruzione). Un lavoro da 113mila euro. E alla stessa società affidò, dice l’accusa, anche gli interventi di rifacimento della copertura del convitto di Piedimonte Matese per 87mila euro. Rosato, se aveva ottenuto questi incarichi, ipotizza la Procura, è perché avrebbe garantito sovvenzionamenti alla squadra di calcio del Vitulazio dal valore di 40mila euro, oltre a farsi carico dei compensi spettanti all’allenatore Alfonso Valente (pure lui indagato).

Logicamente, i pm, durante l’interrogatorio di novembre, hanno chiesto a Palmieri proprio di questi lavori. E il dirigente ha confermato che a invitarlo ad assegnare l’appalto a Rosato era stato Magliocca. E lo fece, ha ammesso, non controllando il software che solitamente utilizzavano in ufficio per evitare di dare incarichi alle stesse società e garantire così una turnazione. Se lo avesse fatto, sarebbe emerso che solo pochi giorni prima, infatti, la ditta di Rosato aveva ricevuto un appalto da un altro dirigente della provincia, Paolo Madonna (estraneo all’inchiesta). Palmieri ha anche parlato di un sistema di comunicazione che il presidente usava per interagire con lui per evitare intercettazioni. Inoltre, ha chiarito che quando non provvedeva ad affidare i lavori seguendo le linee indicate dal politico, quest’ultimo interveniva per sollecitarlo a farlo.

Il dirigente ha detto anche altro, ma per il momento è top secret: riguardano elementi non ancora definiti e su cui è necessario eseguire degli approfondimenti investigativi. Quello che è stato rivelato, però, rappresenta un’ulteriore prova circa l’intromissione di Magliocca, da presidente della Provincia, nella gestione degli appalti pubblici. Il pignatarese, Palmieri, Marcello, Valente, Rosato e gli altri 7 coinvolti nell’indagine, accusati a vario titolo di corruzione, rivelazione di segreti d’ufficio e frode, sono da ritenere innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile. Non è da escludere che il prosieguo dell’indagine possa far emergere l’estraneità dei 12 indagati rispetto ai fatti loro contestati

“Voleva conoscere in anticipo gli affidamenti”

Voleva conoscere e controllare preventivamente gli affidamenti dei suoi dirigenti: a raccontare ai pm Giacomo Urbano e Gerardina Cozzolino questa presunta pulsione di Giorgio Magliocca è stato l’architetto Marcello Baldo, responsabile dell’ufficio Tecnico di Pignataro Maggiore, anche lui indagato per corruzione in relazione a un lavoro di riqualificazione delle strade comunali, per 130mila euro, assegnato alla Rosato Costruzioni (ditta che aveva sponsorizzato il Vitulazio Calcio). Marcello, per tracciare l’approccio di Magliocca al settore appalti, ha riferito ai magistrati di una riunione che nel maggio 2023 proprio il sindaco convocò con tutti i responsabili di settore del Comune, nel corso della quale revocò tutti gli incarichi dirigenziali. In quella circostanza, stando al racconto dell’architetto, il sindaco disse che per il potere di indirizzo voleva conoscere gli affidamenti che facevano e si lamentò di un incarico che proprio Marcello aveva dato a un geologo, nipote di un suo avversario politico.

A qualche giorno di distanza da quella riunione, il primo cittadino fece marcia indietro e decise di ridistribuire gli incarichi dirigenziali senza alterare i vecchi assetti. Successivamente a quegli ammonimenti, Baldo ha sostenuto che il sindaco avrebbe preteso da lui di essere informato preventivamente delle ditte e degli incarichi professionali a cui affidava lavori sotto soglia. Come per Palmieri, i pm hanno chiesto a Marcello dei lavori affidati alla Rosato. E l’architetto ha chiarito di aver conosciuto il titolare della ditta, presentatogli da Magliocca, agli inizi del 2023. E a quell’incontro ci sarebbe stato pure Alfonso Valente, l’allenatore del Vitulazio.

Il dirigente comunale ha raccontato che, dopo aver preparato gli atti per assegnare gli interventi di riqualificazione stradale, finanziati con fondi dell’Ente, il sindaco lo avrebbe sollecitato più volte a scegliere per l’esecuzione dell’intervento proprio la ditta di Rosato. Se si fosse rifiutato di farlo, ha fatto sapere Baldo, il primo cittadino avrebbe potuto revocargli l’incarico di guida dei Lavori pubblici, creandogli un danno economico, ed è per scongiurare questa possibilità che avrebbe acconsentito a soddisfare la richiesta di Magliocca.

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