Occupano il bene confiscato a Setola: i carabinieri denunciano due persone

Il blitz dei militari dell’Arma nella casa di via Costantinopoli, sottratta al fratello del boss bidognettiano

CASAL DI PRINCIPE – Succede spesso negli alloggi popolari: chi ha necessità di un tetto (o non vuole agire regolarmente per procurarsene uno) approfitta del periodo in cui l’immobile è vuoto per fiondarcisi dentro e occuparlo. Lo stesso accade con le seconde case, soprattutto quelle al mare, prese di mira quando i proprietari sono lontani. Ma, stando a quanto appreso ieri dai militari dell’Arma, accade anche con i beni confiscati al clan dei Casalesi: una famiglia, senza averne diritto, aveva occupato una villetta di via Costantinopoli, sottratta dallo Stato alla famiglia di Giuseppe Setola, boss bidognettiano (condannato all’ergastolo) che ha guidato l’ala stragista del clan dei Casalesi.

Il blitz

Ieri mattina, i carabinieri della locale stazione, guidati dal comandante Michele Conte, hanno effettuato un sopralluogo presso la struttura (un tempo di proprietà di Pasquale Setola, fratello dell’ergastolano). Cosa hanno trovato? La casa occupata da una coppia, che è stata denunciata per invasione di abitazione (confiscata) e dai loro 4 figli.

L’accusa di furto

I militari, con il supporto del personale dell’Enel, hanno pure ravvisato che gli occupanti rubavano l’energia elettrica, allacciando abusivamente l’utenza della dimora direttamente alla rete elettrica (senza misuratore). La famiglia che ha occupato l’immobile è stata intimata a lasciarlo entro i prossimi 20 giorni.
Grazie all’intervento dei carabinieri, sarà possibile per l’Agenzia nazionale dei beni confiscati alla criminalità organizzata e il Comune, avendo di nuovo a disposizione il bene, tornare a ragionare su come usarlo.

La lotta alla mafia

Privarli della libertà, perché altrimenti non si sarebbero fermati, non basta. Per mettere all’angolo i mafiosi è necessario anche aggredire ciò che sono riusciti ad accumulare con le loro azioni criminali: spogliarli dei beni frutto del terrore e del sangue che, direttamente o indirettamente, hanno contribuito a spargere sul territorio.

Le numerose confische di beni che, su richiesta dell’Antimafia, sono state eseguite negli ultimi anni, proprio come quella riguardante la casa di Pasquale Setola, hanno rappresentato un durissimo colpo per l’organizzazione (serve a rendere vani i loro sforzi delinquenziali). Sfilare a boss e gregari denaro, società, aziende e case, frutto della loro mafiosità, è un passo importante, ma rappresenta solo il primo step di un circolo virtuoso che deve essere avviato e tenuto vivo con altre azioni. Quali? A seguito della confisca, serve procedere, in tempi rapidi, con la riqualificazione e il riuso del bene sottratto agli affiliati. È un segnale fondamentale che sancisce la vittoria dello Stato sull’Antistato, di chi vive rispettando le leggi, che garantiscono la libertà di tutti, su chi invece le viola.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome