Milano, 19 set. (LaPresse) – “Nella lettera della sindaca Appendino si faceva presente che per Torino non era cambiato nulla rispetto alla situazione iniziale e quindi restava valida la delibera del consiglio comunale per la quale la candidatura di Torino e del Piemonte doveva essere autonoma. È evidente che questo ha fatto saltare tutto”. Così il presidente del Coni, Giovanni Malagò, intervenendo a Radio Anch’io sulla candidatura italiana alle Olimpiadi invernali del 2026. “Eravamo a un centimetro da una proposta vincente, che anche il Cio aveva definito innovativa – aggiunge – c’era l’occasione di dimostrare che siamo un Paese che si vuole bene, che riesce a superare i dualismi, proponendo il tridente”.
Olimpiadi 2026, Malagò sbotta: “No di Torino al tridente ha fatto saltare tutto”
Per il presidente del Coni era ad un centimetro la proposta vincente
“Per il poco che ci capisco io, sono convinto che al 99% questa volta le Olimpiadi le avremmo portate a casa noi. In un clima così, di dubbi, di sospetti e di incertezze, non si poteva andare avanti. Non andava proprio bene. Per portare avanti questi grandi eventi con i soldi dello Stato ci vuole una procedura seria, serve un entusiasmo e una convinzione che non c’erano”. Così al Corriere della Sera Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega allo Sport.
“Io sono una persona seria, per questo ho detto stop. Visto tutti i vincoli che abbiamo incontrato in questi mesi di lavoro ho capito che era meglio staccare adesso, invece che fra due mesi, magari tra accuse reciproche e dopo aver speso anche dei soldi. Non c’è nessun golpe, nessuna imboscata. Davvero non riesco a immaginare niente del genere – ha aggiunto – Tandem lombardo-veneto? Se la impostano bene e il Coni supporta la candidatura, perché no? Al Cio aspettano con ansia che arrivino candidature, per adesso solo Stoccolma è certa. Però Milano e Cortina devono ottenere una dilazione dei tempi per poter aggiornare la loro proposta. Se qualcuno trova risorse pubbliche e private non vedo perché il governo debba dire di no, sarebbe una ripicca”.