CASERTA – La fase elettorale, per il numero di persone che coinvolge e per la fisiologica impossibilità di controllarla in modo capillare (soprattutto quando riguarda una realtà territoriale ampia e socialmente complessa), è sicuramente una delle più permeabili alle ingerenze della criminalità organizzata. Le cosche possono influire sull’esito delle urne, decidendo di sostenere (sfruttando tutta la loro forza economica e, se serve, anche quella intimidatoria), determinati candidati: puntano, logicamente, a far ottenere loro lo scranno in Consiglio; in questo modo avranno degli amministratori che si ritroveranno ad avere un debito di riconoscenza perché coautrici, le cosche, del successo politico.
Nella campagna elettorale che ha portato al governo della città di Caserta l’attuale amministrazione, diretta dal sindaco Carlo Marino (nella foto), stando alle recenti inchieste, si intravede, in filigrana, l’azione di soggetti legati al gruppo Belforte, che avrebbero votato e fatto votare alcuni aspiranti consiglieri: solo ipotesi investigative, al momento, su cui l’autorità giudiziaria è ancora al lavoro. In attesa dei responsi degli inquirenti su questo fronte (rispetto al quale, Marino, per quanto ci risulta, è estraneo), in parallelo, per verificare eventuali incursioni della mafia nelle azioni amministrative, è al lavoro la commissione d’accesso mandata dal Viminale. Il team, composto dal prefetto Maurizio Masciopinto, ex questore di Venezia, dal viceprefetto aggiunto Laura Mattiucci, in servizio a Roma, e dal maggiore della guardia di finanza Gianfranco Mozzillo, che dirige il Nucleo di polizia economico-finanziaria di Napoli, da lunedì entrerà nel vivo del suo lavoro.
Tra i primi dossier a cui già si sta dedicando c’è quello riguardante i lavori già appaltati. Tra questi sembra che la commissione si voglia concentrare su quelli che interessano il rione Acquaviva. Passeranno al setaccio la procedura di assegnazione degli interventi e le ditte che hanno operato e che stanno operando. Analizzare non significa ritenere che l’iter seguito sia stato caratterizzato da attività illecite o che abbia avuto come risultato il coinvolgimento di ditte in odore di mafia. La commissione ha il compito di esaminare, spinta da elementi che hanno fatto scattare un campanello d’allarme che smetterà di suonare quando il team, appunto, avrà completato il proprio lavoro. E’ possibile che l’investigazione della commissione si concluda accertando che di mafia, sul Comune di Caserta, non c’è neppure l’ombra. Bisogna attendere.
Oltre agli interventi nel rione Acquaviva, il team inviato dal Ministero dell’Interno si concentrerà anche sulle forniture di cemento e materiali edili a cui le società vincitrici degli appalti si sono rivolte.
Le forme che la criminalità organizzata usa per trarre profitto dai lavori pubblici sono tante: tra queste c’è non solo quella di imporre una propria società su un cantiere, ma anche di agire per spingere quella che ha vinto, seguendo, magari, una procedura corretta, a rifarsi a precisi rivenditori che potrebbero avere connessioni con la mafia. Insomma, sarebbe un modo più sottile per la criminalità organizzata di mettere le mani sul denaro pubblico.
Come già scritto nelle precedenti edizioni di Cronache, la commissione da lunedì organizzerà anche una sorta di calendario per confrontarsi con i responsabili di settore. E sempre lunedì dovrebbe iniziare il confronto con i gruppi consiliari.
Un elemento che sicuramente ha contribuito a spingere il Viminale a inviare la commissione d’accesso a Caserta è la recente indagine condotta dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, che rischia di portare a processo due ex assessori, Massimiliano Marzo ed Emiliano Casale, il dirigente Francesco Biondi e altre 8 persone. Un’attività investigativa, coordinata dal pubblico ministero Giacomo Urbano, che ha fatto emergere varie ipotesi di corruzione, falso e voto di scambio, con sullo sfondo, in alcune circostanze, la presenza di personaggi che potrebbero essere connessi al clan Belforte, impegnati nella campagna elettorale a sostegno della coalizione che ha poi vinto le Comunali nel 2021 (nell’inchiesta della Procura di S. Maria C.V. non è contestata alle persone coinvolte l’aggravante mafiosa).
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