Ombre di mafia sul Comune di Caserta. L’appalto rifiuti a Savoia e la mazzetta che Sagliocchi avrebbe versato a Biondi

CASERTA – Ci sono altre due indagini, logicamente parliamo di quelle note, oltre alla più recente che ha tirato in ballo gli ex assessori Marzo e Casale, che, negli ultimi anni, hanno interessato, direttamente e indirettamente, l’amministrazione locale e alcuni suoi tecnici.
C’è quella condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli tesa a smantellare un presunto sistema di affari, messo in piedi dall’imprenditore santarpinese Carlo Savoia, il quale, sfruttando i suoi rapporti con politici e dipendenti comunali, avrebbe manipolato le procedure di gara in vari Municipi della Campania per far assegnare il servizio di igiene urbana a ditte a lui connesse. Tra gli appalti su cui Savoia avrebbe disteso i suoi tentacoli c’è proprio quello di Caserta del 2018.

Il santarpinese, amministratore della Xeco e, secondo la Dda, gestore di fatto della Esi, avvalendosi della sua schiera di collaboratori e, dice l’accusa, con la complicità del sindaco Carlo Marino e di Marcello Iovine, all’epoca dirigente del settore ecologia, sarebbe stato in grado di far tracciare un bando di gara e relativo disciplinare per agevolare nella gara le ditte da lui indicate.

L’attività investigativa dei carabinieri, dice la Dda, ha tracciato anche ripetuti incontri riservati con Savoia. Quale il fine? Per la Procura, in queste riunioni, il sindaco si sarebbe prestato “a ricevere i documenti di gara fraudolentemente preparati” da Savoia e dai suoi collaboratori “contribuendo a fornire suggerimenti sulle modifiche da effettuare per rendere la bozza più funzionale agli interessi degli aspiranti all’aggiudicazione dell’appalto”.

Il primo contatto tra Marino, a casa sua, con Vitale e lo stesso Savoia viene monitorato dai carabinieri il 3 febbraio del 2018. Scesi dall’auto, una Mercedes Glk, Savoia invitò l’avvocato Pasquale Vitale a prendersi alcune carte. “Vuoi tenerle tu, mettitele tu…”, col chiaro intento, affermano gli investigatore, “di celarle sulla loro persona”. Attraversata la strada, guardandosi più volte alle spalle, si diressero verso il cancello dell’abitazione del primo cittadino.

Dall’attività investigativa è emerso che Savoia e il suo staff si sarebbero ‘mossi’ oltre che per il bando della raccolta dei rifiuti e per la realizzazione dell’impianto di compostaggio, anche per l’installazione delle cosiddette ‘Case dell’acqua’ in sette punti diversi della città.
A partecipare alla procedura e a vincerla fu la Lab Green di Gennaro Cardone, ritenuto sodale del santarpinese.
A maggio, invece, vengono monitorati altri contatti tra Vitale e Marino. I due si vedono il 2 maggio del 2018 nei pressi dello studio del sindaco. Diciannove giorni dopo si incontrano in Comune. E il primo giugno viene pubblicato il bando per la raccolta rifiuti con scadenza della presentazione delle offerte il 16 luglio.

Il 17 giugno, annotano i carabinieri, ennesimo appuntamento tra il primo cittadino e Vitale. Dopo alcune ore il 57enne chiamò Savoia per dirgli di doverlo raggiungere “per fare qualche riflessione”. Marino nel suo studio legale riceve un’altra visita di Vitale il 12 luglio. E nelle 24 ore successive all’incontro, attestano i militari dell’Arma, veniva pubblicato un “avviso di proroga termini” in merito alla gara d’appalto per il servizio di igiene urbana. Il giorno dell’apertura delle buste si ripete il faccia a faccia tra il presunto braccio destro di Savoia e Marino. Il legale 57enne poi contatta il santarpinese: i due, stando a quanto ascoltato dai carabinieri, nella chiacchierata fanno riferimento alla nuova settimana che inizia l’indomani, come se dovesse accadere qualcosa di significativo.

Per tale vicenda, tutta da dimostrare nell’aula di giustizia, Marino è a processo con l’accusa di turbativa d’asta in concorso con Savoia, Iovino e altre tre persone (collaboratori di Savoia). A nessuno è contestato l’aggravante mafiosa. Era coinvolto inizialmente anche l’avvocato Pasquale Vitale, ma è stato prosciolto dalle accuse.

L’altra indagine a cui facevamo riferimento riguarda, invece, il parcheggio di via San Carlo dove, ipotizza la Dda, ad avere un ruolo cardine sarebbe stato Francesco Biondi, ancora dirigente comunale. L’ingegnere, in qualità di capo del settore Urbanistica, parliamo del 2012, insieme ad altri due architetti si sarebbero spartiti una presunta mazzetta di 200mila euro che avrebbe dato loro Michele Patrizio Sagliocchi, titolare della V&N Immobiliare “al fine di agevolare l’illecito rilascio del permesso a costruire necessario per la costruzione del parcheggio interrato”, appunto, di via San Carlo. Ipotizzata condotta illecita messa in atto, dice la Dda, per favorire il clan diretta dal boss Michele Zagaria di cui Sagliocchi, di Villa Literno, avrebbe fatto parte. Per questa vicenda, Biondi è a processo con l’accusa di corruzione e falso.

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