Omicidio Ciatti: processo in Italia andrà avanti. Padre: “In 2 meritano l’ergastolo”

Il processo per l'omicidio di Niccolò Ciatti si fa anche in Italia.

Foto Lo Debole/Bianchi Scandicci 19-08-2017 cro - chiesa di Gesù Buon Pastore i funerali di Niccolò Ciatti morto a Lloret de Mar nella foto: il babbo Photo Lo debole/Bianchi- Scandicci 19-08-2017 news Gesù Buon Pastore Church the funeral of Niccolò Ciatti died in Lloret de Mar in the pic:the father

ROMA – Il processo per l’omicidio di Niccolò Ciatti si fa anche in Italia. La terza corte d’assise di Roma rigetta, ritenendola “infondata”, l’istanza avanzata dalla difesa dell’imputato, Rassoul Bissoultanov, che chiedeva di sospendere, per “impromovibilità”, il procedimento italiano, a causa di quello già in corso in Spagna.

Proseguono dunque entrambi i processi, fino a che non arriverà una sentenza definitiva da uno dei due.

“Quello di oggi è un passo importante – commenta Luigi Ciatti, padre di Niccolò – Adesso, anche in Italia, inizia il processo vero e proprio”.

“Quello che cerchiamo è semplicemente giustizia e verità per Niccolò – continua – Stiamo aspettando ancora la quantificazione della pena dopo la sentenza in Spagna, e ci auguriamo che l’Italia vada avanti, perché i colpevoli sono due, non soltanto Bissoultanov, e credo che la pena che dovrebbero avere sia l’ergastolo”.

Poi aggiunge: “La sentenza spagnola ci lascia un po’ perplessi: la forbice della condanna (su cui si attende la decisione dei giudici di primo grado) va dai 15 ai 25 anni, quando il pubblico ministero aveva chiesto 24 anni e 9 anni di libertà vigilata. Mi auguro di non avere sorprese e comunque noi andremo avanti con gli appelli e tutto quello che possiamo fare continueremo a farlo”.

Niccolò Ciatti aveva 21 anni ed era in vacanza in Spagna la notte tra l’11 e il 12 agosto del 2017, quando venne pestato a morte nella discoteca di Lloret de Mar, Costa Brava. Nei due processi in corso è imputato il cittadino ceceno Rassoul Bissoultanov, che risponde di omicidio volontario aggravato, ma all’aggressione del giovane partecipò almeno un’altra persona.

“Sfortunatamente – prosegue Luigi Ciatti – c’è stato quell’atto di scarcerazione, che poi la Corte di Cassazione ha bocciato, senza il quale Bissoultanov sarebbe rimasto in carcere anziché libero, e il percorso processuale sarebbe stato più tranquillo. In Spagna attualmente è libero e mi auguro che firmi ogni settimana, come previsto, altrimenti potrebbe anche scappare”.

Nella prossima udienza, l’8 luglio, nell’aula bunker di Rebibbia, saranno ascoltati i genitori della vittima, quattro amici che erano in vacanza con il giovane quando venne ucciso e alcuni operanti delle forze dell’ordine.

Di Alessandra Lemme

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