Omicidio Morza, ribaltata la sentenza della Corte d’appello per Tamburrino

E' accusato di aver fatto lo specchiettista nel delitto

Foto LaPresse - Marco Cantile

CASAL DI PRINCIPE – Assolto in primo grado, condannato in Appello e ora la Cassazione ha annullato con rinvio il verdetto di colpevolezza. Protagonista di questo percorso giudiziario, che ancora non si è concluso, è Carmine Tamburrino, 49enne di San Cipriano d’Aversa. È accusato dalla Dda di Napoli di aver avuto un ruolo nell’agguato che portò all’assassinio di Fernando Marzo, assassinato il 13 gennaio del 1999 perché considerato un esponente del gruppo Cantiello-Diana, compagine all’epoca in contrasto con i Bidognetti. Le due cosche si contendevano il controllo delle attività criminali su alcune zone dell’Agro aversano. Tra la fine degli anni Novanta e l’inizio del Duemila, diedero vita a una faida sanguinaria che causò decine di morti. Per eliminarlo vennero usati un fucile a canna liscia, un kalashnikov, una pistola calibro 9 Luger e una semiautomatica 7.65.

Tamburrino, in base a quanto sostenuto dall’accusa, avrebbe partecipato al delitto facendo da “specchiettista”. La Corte d’Assise d’Appello ribaltò la sentenza di primo grado, condannandolo a 16 anni. Contro questa decisione, gli avvocati Angelo Raucci e Vincenzo D’Angelo hanno presentato ricorso in Cassazione, ottenendo l’annullamento: il caso dovrà essere riesaminato da una nuova sezione di secondo grado.
I legali hanno incentrato il ricorso sull’unicità dell’accusa a Tamburrino, rivoltagli dal pentito Emilio Di Caterino, ritenendola non sufficiente per fondare una condanna. La difesa ha fatto emergere anche la discrepanza tra quanto aveva comunicato in sede di interrogatorio, durante la fase di indagine, rispetto a quanto riferito nel dibattimento a carico di Alessandro Cirillo (pure lui accusato dell’omicidio Morza) Oltre a Di Caterino, solo Domenico Bidognetti, hanno sottolineato gli avvocati, aveva poi aggiunto un elemento a carico di Tamburrino, indicando un fabbro come partecipe all’agguato, ma lo ha fatto circa 10 anni dopo l’inizio della sua collaborazione, nel periodo in cui è stato ai domiciliari, e dando riferimenti generici sull’identità del soggetto.

Se per Tamburrino il processo è ancora aperto, per gli altri suoi coimputati è chiuso. Sono stati condannati e hanno scelto il rito abbreviato. Si tratta di Giuseppe Setola, 54enne; Giuseppe Dell’Aversano, 60enne; Domenico Bidognetti, 59enne, alias “o bruttaccione”, come già detto, ora collaboratore di giustizia; Mario, 52enne; e Francesco Cavaliere, 63enne di Castel Volturno; ed Emilio Di Caterino, 60enne, pentito.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome