LECCE (Marco Maffongelli) – Si è svolta questa mattina l’udienza preliminare nei confronti dell’assassino di Noemi Durini, la 16enne di Specchia (in provincia di Lecce) ammazzata il 3 settembre del 2017. Alla sbarra l’allora fidanzato della vittima, che all’epoca dei fatti aveva 17 anni. Il giovane sarà giudicato con il rito abbreviato nel processo che prenderà il via il prossimo 2 ottobre. E’ quanto disposto dal giudice del Tribunale per i Minori di Lecce, che ha rigettato la richiesta di ‘messa alla prova’ dell’indagato.
La confessione del 17enne
In aula il giovane ha confermato la versione fornita agli inquirenti pochi giorni dopo la scomparsa della 16enne. L’imputato ha ammesso di aver ucciso Noemi. Ha anche fornito una motivazione: “Quella sera Noemi mi assillava. Voleva che io uccidessi i miei genitori perché loro si opponevano alla nostra relazione”. Alla fine a morire fu Noemi. La Procura per i Minori ha accusato l’imputato di omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione.
Noemi seppellita agonizzante
Secondo quanto riferito dalle forze dell’ordine, a seguito delle indagini eseguite subito dopo la scomparsa e il ritrovamento del cadavere, quella sera Noemi fu picchiata, probabilmente a mani nude, quindi fu accoltellata. La giovane, quindi, fu seppellita sotto un cumulo di pietre. L’autopsia svelò che quando fu seppellita, Noemi respirava ancora. Una decina di giorni dopo gli inquirenti decisero di indagare il fidanzato che, poche ore dopo, rese la confessione, ribadita poi questa mattina in aula.
I genitori dell’imputato: “Siamo ancora vivi”
In aula i genitori di Noemi e quelli dell’imputato. Al termine dell’udienza i genitori dell’indagato sono stati avvicinati dai giornalisti. Ad un certo punto però il padre ha tirato verso di sé la moglie e ha esclamato: “Siamo orgogliosi, siamo ancora vivi”. Le parole si riferiscono alla dichiarazione resa dinanzi al giudice dal figlio, che ha ribadito di aver ucciso Noemi perché lei voleva obbligare il fidanzato ad uccidere i genitori di lui.