NAPOLI – Cambiano gli assetti nella faida a Ponticelli. Il quartiere è in fibrillazione da giorni per le scarcerazioni.
Ora il figlio del boss Francesco De Martino XX, potrebbe presto tornare nel quartiere. Antonio De Martino, 33 anni, è accusato dell’omicidio di lady camorra Nunzia D’Amico. Ha presentato (prima della sentenza prevista la prossima settimana) una memoria, dove si evince che quella mattina era a colloquio con il fratello nel carcere di Santa Maria Capua Vetere e subito dopo era andato all’ufficio conto correnti sempre nell’istituto, per ritirare 150 euro. Insomma non avrebbe avuto il tempo di prendere la macchina e raggiungere Ponticelli, per commettere il delitto. E’ la strategia difensiva dell’avvocato Stefano Sorrentino. Se il giudice dovesse ritenere incompatibile la sequenza temporale, il 33enne potrebbe essere scagionato. Resta in piedi la sentenza in Cassazione per l’omicidio di Salvatore Solla (dicembre 2016), ma sarebbe l’ultimo ostacolo prima della libertà. Forse ci vorranno mesi. Ma la possibilità è concreta, dopo la memoria depositata giovedì nell’udienza in Corte d’Assise d’Appello. Il padre Francesco De Martino era stato scarcerato settimane fa ed era tornato nel quartiere Ponticelli. Ora anche il figlio potrebbe tornare libero. Vediamo perché. Secondo la difesa, quel giorno il 33enne non è uscito dal carcere alle ore 12:25 (come vuole l’accusa), in quanto si è recato presso l’ufficio conti correnti, dove ha firmato la ricevuta del prelievo della somma. Il prelievo è stato effettuato dopo le ore 12:25 in quanto l’ufficio conti correnti si trova all’esterno del Block-House e l’operazione è stata effettuata dopo le ore 12:25 (orario di uscita dal colloquio). E dopo la pausa pranzo degli addetti all’ufficio conti correnti. Secondo l’avvocato, basterebbe solo questo dato oggettivo per determinare l’assoluzione dell’imputato per il principio dell’oltre ogni ragionevole dubbio. Il colloquio con il fratello è avvenuto prima dell’operazione effettuata presso l’ufficio conti correnti e, pertanto, per la concomitanza della pausa pranzo, De Martino non avrebbe avuto il tempo di commettere l’omicidio. Una versione che rimette in discussione la ricostruzione del pentito Rosario Rolletta.
La vendetta del clan per l’agguato alla ‘Passilona’
Il pentito Tommaso Schisa (gruppo Minichini) ha svelato i retroscena dell’omicidio di Nunzia D’Amico, detta la passilona. Il clan aveva deciso una risposta dura contro i De Martino. E voleva un assalto simile contro Antonio De Martino. Si parlava nel 2016 di vendicare il delitto. Allo stesso modo, per non lasciare dubbi sulla matrice. In pratica si discuteva come eliminare Antonio De Martino e “di compiere l’agguato nel momento in cui fosse uscito dai colloqui a cui partecipava con un parente detenuto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, che è un po’ quello che è successo con l’omicidio di Nunzia D’Amico. La cosa non andò in porto perché mancò l’occasione”. Le cose andarono in maniera diversa. E De Martino fu poi arrestato. Oggi gli scenari a Ponticelli sono mutati. Ma la tensione tra le due fazioni resta alta.
Gli inquirenti: il ritorno del 33enne può spostare gli equilibri nel quartiere
La tempistica potrebbe scagionare il ras Antonio De Martino dall’omicidio di Nunzia D’Amico, detta la passilona il 10 ottobre 2015. Non solo. Gli inquirenti lo considerano un personaggio di primo piano e il suo ritorno nel quartiere potrebbe spostare gli equilibri a favore dei ‘Bodo’, in guerra contro i De Luca Bossa-Minichini. Quel delitto – spiegano gli investigatori – ha rappresentato un cambio di passo nella faida. Frutto di una precisa strategia da parte del clan De Micco. L’obiettivo era non solo il controllo assoluto delle piazze di spaccio nel parco Conocal, ma anche la dimostrazione dell’annientamento del clan D’Amico. In sostanza colpire Nunzia D’Amico, individuata a tutti gli effetti come capo del clan e rappresentante della famiglia, all’interno della propria roccaforte, costituì un gesto eclatante, che aveva lo scopo di rendere evidente la fine dell’organizzazione dei ‘Fraulella’, e che rese necessario lo studio scrupoloso degli spostamenti della donna, la predisposizione di un alibi per i capi del clan e l’infiltrazione nella stessa famiglia D’Amico. Ma ecco cosa accadde quel giorno. La vittima è arrivata al pronto soccorso dell’ospedale Villa Betania a Ponticelli alle ore 13:30. Secondo la ricostruzione del collaboratore di giustizia, Rosario Rolletta, Antonio De Martino si è prima fermato sotto un ponte, in quanto pioveva a dirotto, per prendere dal cofano la tuta, e poi è stato accompagnato presso l’abitazione della nonna in via Eugenio Montale a Ponticelli, dove lo attendeva un complice in una auto Suzuki. La distanza tra il carcere di Santa Maria e via Eugenio Montale è di 32 chilometri, percorribili in auto in condizioni normali in 30 minuti. La distanza dal luogo del delitto (via al Chiaro di Luna) al nosocomio è di 1,6 km, percorribile in auto da 4 a 6 minuti senza traffico. Pertanto, la vittima è partita da via al Chiaro di Luna alle ore 13:25 circa. L’omicidio sarebbe stato commesso dalle ore 13:15 alle ore 13:20. Il killer, secondo la versione dei testimoni oculari, proveniva dall’edificio 7 scala B. L’assassino già era sul luogo del delitto.
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