Omicidio Volpe in via Leopardi, c’è già l’identikit del responsabile

Si tratterebbe di un 43enne in passato inserito nel gruppo Grimaldi. Hanno cercato di sottoporlo alla prova dello ‘stub’, ma è irreperibile. E in un giardino trovata un’arma compatibile con il delitto

NAPOLI – Ci sarebbe già un identikit del soggetto che lunedì sera, in via Leopardi, ha fatto ripiombare Fuorigrotta nel terrore di una guerra di camorra, quando è stato assassinato Antonio Volpe. Indagini incrociate hanno fatto chiudere il cerchio attorno a un soggetto in particolare: 43 anni, un passato di militanza nei Grimaldi, ritornato in libertà dopo aver scontato una condanna per camorra e stupefacenti, potrebbe essere coinvolto nell’agguato. A riprova del fatto c’è che da un paio di giorni è irreperibile. E’ ritenuto coinvolto nell’agguato, anzi, ne sarebbe addirittura l’autore. Due giorni fa i carabinieri si sarebbero presentati presso la sua abitazione per sottoporlo alla prova ‘stub’, al fine di accertare l’eventuale presenza di polvere da sparo ma il sospettato non sarebbe stato trovato. Da quel momento è iniziata un’attività specifica per cercare di capire dove si trovi.

Antonio Volpe

Non è l’unica traccia, naturalmente, anche perché le forze dell’ordine sono al lavoro anche per collocare le circostanze che hanno portato alla decisione di uccidere il 77enne di Fuorigrotta, vecchio ras dei Baratto (con i quali è imparentato in maniera acquisita) e dei Bianco, storici rivali del gruppo Iadonisi. Intanto le indagini hanno subito un’altra accelerata a causa di un ritrovamento casuale. Nel pomeriggio di giovedì un uomo di 31 anni si è presentato presso gli uffici del commissariato San Paolo raccontando di aver rinvenuto una pistola all’interno del giardino della sua abitazione in via Brigata Bologna. “Sembrava si trattasse di un’arma giocattolo” ha riferito agli investigatori. Dopo la segnalazione i poliziotti sono giunti sul posto ed hanno hanno sequestrato una pistola Walther P38 calibro 9 con matricola abrasa e priva di caricatore che era stata parzialmente sepolta. Cosa c’entra con il delitto? L’arma, che sarà sottoposta a rilievi tecnici, appare compatibile con quella utilizzata lunedì scorso dal killer di Volpe.

La ricostruzione Ha sentito un primo sparo ed ha capito subito cosa stesse accadendo. Ha cominciato a correre, ma di spari ne sono arrivati altri, sette in tutto. Due lo hanno colpito e lo hanno fatto cadere, il terzo, quello fatale gli è stato esploso alla testa. E’ morto così Antonio Volpe. I killer sono entrati in azione nella zona del cosiddetto ‘serpentone’ in sella a una moto o a uno scooter di grossa cilindrata. Ucciso come un boss Antonio Volpe, di mestiere commerciante, ma di fatto ritenuto ancora inserito nelle dinamiche malavitose dell’area flegrea. Viene indicato come una sorta di grande vecchio, un ‘mediatore’ tra le frastagliate frange della criminalità locale. L’opinione investigativa è comune: l’omicidio di Volpe rischia di minare seriamente gli equilibri sul territorio, in una zona in cui, di recente, si erano registrati segnali di tensione crescente. In particolare per i sequestri di armi, soprattutto nella zona del rione Lauro, zona del gruppo Iadonisi. Ed quella una delle direzioni verso cui inevitabilmente gli investigatori stanno guardando, ritenendo che dietro l’agguato mortale ai danni del vecchio ras, possa esserci proprio la mano degli Iadonisi.

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